E' il 15 aprile 2022 e Antonio Cassano commentando i quarti di finale di Champions League si esprime così sul passaggio del turno dei futuri campioni d'Europa. "Il Real Madrid gioca male, prima contro il Paris Saint-Germain e poi contro il Chelsea ha avuto tanto tanto culo… e quello prima o poi finisce. Non mi viene in mente neanche un calciatore che Ancelotti abbia valorizzato nella sua carriera". Il Real Madrid aveva appena fatto fuori il Chelsea campione in carica. Nel precedente turno, aveva eliminato il PSG di Messi, Neymar e Mbappè e nel turno successivo farà fuori il Manchester City. Anche dopo il 3-1 alla squadra di Guardiola, Cassano parlerà di culo: "Io dico che ha avuto gran culo e continuerò a dirlo perché son coerente con me stesso". Cita la coerenza, categoria pericolosa quando il soggetto è l'analisi calcistica. Una coerenza che lo porterà ad andare avanti sulla stessa strada anche dopo che il Real Madrid avrà alzato al cielo la Champions League. Dopo, probabilmente, il percorso più tortuoso ed esaltante che la competizione ricordi.
E' il 15 aprile 2023 e Antonio Cassano commenta così il botta e risposta avuto con José Mourinho: "Le parole le ho usate tutte, però Mourinho deve capire che finché le sue squadre giocheranno così male, troverà sempre almeno una persona a dirglielo: io. Ha vinto tanto? Non me ne frega niente. Vale per lui come per Allegri. Con i giocatori forti che hanno fanno vedere un calcio osceno. Hai le coppe in bacheca? E allora? Se le loro squadre giocano di merda io lo dico e non mi nascondo".
Dopo molteplici attacchi il manager portoghese aveva infatti risposto alle critiche di Cassano direttamente in conferenza stampa: "Ognuno è libero di avere le sue preferenze e di fare critiche ma quando si parla degli altri, come Antonio, le cose sono diverse: lui si diverte, gli altri lavorano in modo serio. Se fanno critiche alla Roma o Mourinho non mi interessa, loro si divertono. Cassano ha giocato nella Roma, nell'Inter e nel Real: a Madrid è ricordato per la sua giacca, con la Roma ha vinto una Supercoppa senza giocare, nell'Inter non ha vinto nemmeno la coppa di Lombardia. Io, sapete cosa ho vinto con Inter, Real Madrid e Roma. Lui avrà un problema con me, ma io non con lui". Apriti cielo, è la miccia che ha fatto scatenare il dibattito tra due fazioni eternamente divise.
Giochisti contro risultatisti. Ancora una volta
Mourinho nella sua offensiva non entra nel merito. Da allenatore vincente mette sul piatto l'argomento più comodo, quello del Marchese del Grillo. Che è poi un modo per stanare tutti gli interlocutori critici, chiunque non la pensi come lui. Non ha granché senso, sottintende che solo 3-4 persone al mondo possono permettersi di avanzare delle critiche a chi ha in bacheca 21 trofei da allenatore.
Ma ancor meno senso ha la coerenza di Cassano, il commentatore più sovraesposto del momento. La voce 'scomoda' che prova a far parlare di sé ogni 15 minuti dividendo il mondo del calcio in buoni e cattivi. I buoni sono quelli che propongono calcio di dominio, i cattivi quelli che prediligono calcio difensivo e di rimessa. Quelli che vogliono arrivare al risultato tramite un calcio di dominio sono dalla parte giusta, quelli che puntano di più su massicce dosi di difesa da quella sbagliata.
Suddivisione un po' troppo elementare, soprattutto non veritiera perché bastasse un calcio di dominio per vincere tutti lo proporrebbero. E ci fosse un solo modo per vincere, tutti affollerebbero quella strada.
Ma il calcio non è così. E se è vero che un calcio di dominio può per la maggior parte dei tifosi risultare più godibile, è altrettanto vero che poi le emozioni sono un'altra cosa. Per informazioni chiedere ai tifosi del Real Madrid: l'ultima Champions League li ha fatti godere ed emozionare come pochissime altre volte.
Gioco, giocatori, stile di gioco, fiducia in sé stessi, fiducia nelle idee dell'allenatore, disponibilità al sacrificio, stato di forma, fortuna, arbitro, VAR (da qualche anno...), clima, impatto dei cambi, condizioni del terreno di gioco, cartellini... Si può andare avanti ancora per molto. Il calcio è molteplicità ampia di fattori: più ne riesci a controllare, più hai probabilità di portare a casa il risultato. Più ne hai dalla tua parte, più ti assicuri il successo. Ma pensare che basti vincere la sfida del possesso palla per portare a casa uno Scudetto, una Champions o un Mondiale è utopia. Tra il 2004 e il 2008, a distanza di quattro anni, hanno vinto l'Europeo la Grecia di Rehhagel e la Spagna di Aragones. Non possono esistere squadre più diverse.
E intanto il futuro è tutto un problema dello Special One
"Smalling è Smalling, io sono io". José Mourinho la scorsa settimana ha posto una linea netta tra la sua situazione e quella di Smalling. Il centrale inglese ha trovato un accordo con la Roma per rinnovare per altre due stagioni un contratto in scadenza, mentre lui che un contratto ce l'ha nemmeno è in trattativa per discutere di un eventuale rinnovo. Questo perché per i Friedkin vale quanto fu detto nella Primavera 2021: progetto triennale. E quindi solo tra un anno sarà il tempo di analisi e bilanci.
Mourinho, invece, la pensa diversamente. Crede di meritare un riconoscimento scritto per quanto fatto fino a questo momento, spera che anche altrove possano (ri)accorgersi del suo lavoro. Perché se è vero che dopo il Mondiale ha rifiutato il Portogallo, è altrettanto vero che a un'offerta di Chelsea e Real Madrid non direbbe di no. Anzi. Però queste offerte per ora non ci sono, così come non c'è una trattativa per discutere il rinnovo. C'è ancora un contratto con la Roma, quello sì. E questo per i Friedkin basta e avanza.
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