Mancino, atletico, irruente, professione punta di potenza e fantasia. Per di più, cresciuto nei dintorni del Lago Maggiore. A Giacomo Libera da Ispra, che oggi scollina a quota sessanta, per essere l'erede di Gigi Riva da Leggiuno non mancava proprio nulla. Tecnicamente, s'intende. Ma noie infinite all'articolazione preferita e una certa predilezione fatale per i bagordi notturni impedirono all'ala sinistra cresciuta nel Varese e attirata dai lustrini di Milano - sponda Inter -, che trovò nell'Atalanta l'ultimo treno della A prima si chiudere il discorso in cadetterìa, di sfondare e diventare il grande campione che prometteva di essere.

Giunto nella massima serie nel 1974 sotto le insegne di Guido Borghi - figlio del fondatore dell'Ignis Giovannone -, dopo la gavetta con  Verbania e Como e una decina di palloni messi in fondo al sacco per la promozione al piano di sopra del club che l'aveva inquadrato nei ranghi fin da ragazzino, nonostante i soli due gioielli personali al primissimo affacciarsi nell'elite del calcio convinse il presidente interista Ivanoe Fraizzoli a spendere 800 milioni sull'unghia per assicurarsi le sue prestazioni. Del duo insubre della linea di fuoco, lo "sciagurato Egidio" Calloni finì in rossonero, lui sul versante nemico, storicamente molto più spendaccione e facile agli abbagli. Due giri di corsa con appena 7 reti e la fama di "Riva del Nephenta", dal nome del locale meneghino di svaghi vitaioli cui il nostro concedeva la gran parte del proprio impegno, e nel '77 fu la volta di Bergamo. Per tentare un rilancio che non ci fu: in un attacco dal gol stitico (Hubert Pircher 3, Angelo Paina e l'arrivo di gennaio Ezio-gol Bertuzzo 2, con il trequartista stile George Best, Augusto Scala, a 6), a Libera riuscì di segnare solo contro Lazio, Juve (a Torino) e Genoa.

Decimo posto finale per la provinciale trascinata da Giovanni Vavassori e Roberto Tavola, sotto la guida attenta e paterna del grintoso Titta Rota, ma per il grande numero 11 che avrebbe dovuto essere e non è mai stato solo 14 apparizioni. Poi la Puglia, con Foggia e Bari per chiudere dignitosamente una carriera rovinata da una gamba "sifulina" e da certe attitudini extracalcistiche oggi non certo meno diffuse, viste le spiate recenti ai danni di Bobo Vieri, tanto per fare l'esempio di uno che sul campo - a differenza dell'ala varesina - accumulava numeri da urlo nonostante una vita privata allegra e spensierata. Appese le scarpe al chiodo nel 1983, Libera, nato a Varese il 7 ottobre 1951, ha messo la testa a posto e s'è reinventato imprenditore: un grossista nel ramo dell'abbigliamento sportivo, con sede a Casamassima, nel Tavoliere che l'ha accolto come seconda patria. Auguri, anche se sotto le insegne della Dea il presunto emulo di Rombo di Tuono vestì i panni della meteora.

Sezione: Auguri a... / Data: Ven 07 ottobre 2011 alle 10:00
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com.
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