Prima di diventare il "Peso", terrore delle aree di rigore dilettantistiche, Giorgio Pesenti è stato un ingranaggio fondamentale di una delle nidiate più talentuose mai prodotte dal vivaio atalantino. In esclusiva a TuttoAtalanta.com, l'ex giocatore riavvolge il nastro fino agli anni '90, dipingendo il ritratto di una squadra giovanile irripetibile, capace di dominare in Italia e in Europa, guidata da maestri di calcio e di vita come Mino Favini e Cesare Prandelli.

Facevi parte della mitica "banda dei ’75".
«Sì: Morfeo (con lui nella fotonotizia, ndr), Tacchinardi, ma anche Chicco Pisani e Thomas Locatelli. Morfeo era un fenomeno puro, Tacchinardi il maestro in mezzo al campo. Si vedeva lontano un miglio che avevano le qualità per diventare professionisti, erano una spanna sopra gli altri. In quegli anni vincevamo ovunque. Il settore giovanile, guidato da Mino Favini, era eccezionale e quella squadra era un sogno».

Un ricordo indelebile di quegli anni?
«Abbiamo girato l'Europa: Germania, Francia, ma ricordo soprattutto la vittoria a Matera nel primo torneo internazionale "Gaetano Scirea", battendo Real Madrid e Dinamo Kiev. Era il primo anno di Morfeo a Bergamo: lui era un ’76, ma era talmente forte che fu aggregato al nostro gruppo e ci fece vincere il torneo praticamente da solo. Aveva numeri spaventosi, tecnicamente era un extraterrestre. Anche Tacchinardi aveva una visione di gioco incredibile. Il mio compito era semplice: correre, recuperare palla e darla a loro».

Parole che profumano di un calcio "pane e salame", dove il talento cristallino di futuri campioni della Serie A si mescolava al sudore e al sacrificio di chi, come Pesenti, ha contribuito a costruire la leggenda di quella generazione d'oro.

LEGGI QUI - L’intervista integrale di Giorgio Pesenti ai microfoni esclusivi di TuttoAtalanta.com

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Sezione: Esclusive TA / Data: Mar 23 dicembre 2025 alle 18:00 / Fonte: Claudia Esposito
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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