Ci sono trattative che racchiudono molto più di un valore economico. Ci sono momenti nei quali un club si gioca credibilità, prestigio, ambizioni e persino il rapporto col proprio pubblico. Quello dell’Atalanta con Ademola Lookman, gioiello inseguito con tenacia dall’Inter, è uno di quei momenti. È la partita che nessuno a Zingonia può permettersi di perdere, nemmeno a fronte di un bonifico da capogiro.
Partiamo dai fatti: l’Inter vuole fortemente Lookman, lo vuole Chivu, lo vogliono i dirigenti e soprattutto lo vuole il giocatore stesso, che ha già scelto la Milano nerazzurra come prossima meta della sua carriera. La Beneamata ha preparato il terreno con cura certosina: contratto quinquennale da quasi 5 milioni, bonus generosi, il tutto sotto l’ombrello del Decreto Crescita. Un’offerta impossibile da ignorare, al punto che l’attaccante nigeriano ha già chiaramente espresso il suo desiderio: trasferirsi immediatamente alla corte nerazzurra.
Dall’altro lato, però, c’è l’Atalanta. Un club che negli ultimi anni ha imparato a farsi rispettare, non più “provinciale” in senso stretto, ma Società consapevole del proprio valore tecnico e patrimoniale. E Lookman è oggi il suo asset più prezioso, forse il giocatore che può diventare simbolo dell’era post-Gasperini. Non è un caso che Percassi abbia fissato un prezzo chiaro e irremovibile: 50 milioni di euro. Non uno di meno. Perché quella cifra rappresenta non soltanto un valore economico, ma il rispetto che la Dea si è conquistata sul campo in questi anni.
L’Inter lo sa bene. E così ha lanciato un’offerta al limite della provocazione: 40 milioni di euro, prestito con obbligo di riscatto. Piero Ausilio, dirigente esperto e navigato, ha scelto con attenzione parole tanto educate quanto nette: «Abbiamo fatto la nostra parte, ora attendiamo una risposta». Un messaggio velato ma inequivocabile, un modo elegante per dire all’Atalanta che non ci saranno rilanci all’infinito. Una mossa da pokerista esperto, da chi sa benissimo che il tempo potrebbe giocare a suo favore.
Ecco il bivio, allora: accettare i 40 milioni subito e chiudere il caso Lookman senza ulteriori complicazioni, o tenere duro fino in fondo, rischiando però di trascinarsi dietro un calciatore scontento, un ambiente teso e un interrogativo che potrebbe accompagnare l’intera stagione? Una domanda che spacca a metà anche il popolo nerazzurro. Da una parte ci sono quelli che, con il cuore ancora colmo della tripletta di Dublino e dei gol pesanti in Europa League, gridano al tradimento se il nigeriano partisse. Dall’altra i razionali, che ricordano con lucidità un giocatore dal rendimento discontinuo, già insofferente dopo il mancato trasferimento al PSG dello scorso anno, e temono un nuovo caso Koopmeiners.
C’è anche una terza via, evocata come suggestione dai tifosi sui Social e riferita da Sky Sport: perché non inserire nell’affare una contropartita importante come Pio Esposito? Una provocazione che rimbomba con forza nelle stanze di Zingonia e che potrebbe realmente diventare una soluzione. Un modo per far capire chiaramente che l’Atalanta non è più disposta a essere semplice serbatoio delle big, ma interlocutore forte e autorevole nel panorama calcistico italiano.
E allora, oggi più che mai, quello di Lookman non è soltanto un semplice affare di mercato. È una prova di maturità definitiva per l’Atalanta, un’occasione per dimostrare al calcio italiano che il club orobico è ormai diventato una big, capace di imporsi e non solo di adeguarsi.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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