Per Xavier Jacobelli, il punto di svolta del calcio italiano ha un nome e un cognome: Atalanta dei Percassi. Intervistato da Scommesse.io, l’ex direttore di Tuttosport e Corriere dello Sport-Stadio ha spiegato come il club bergamasco abbia tracciato un percorso diventato fonte d’ispirazione per realtà come Bologna, Como e Cremonese: una gestione sostenibile, la valorizzazione dei talenti e la visione di lungo periodo hanno riscritto gli equilibri della Serie A.
IL MODELLO ATALANTA – «Nei quindici anni della seconda gestione Percassi – spiega Jacobelli ai microfoni di Scommesse.io – l’Atalanta ha fatto da battistrada, costruendo un modello unico nel panorama calcistico italiano: conti in ordine, scouting illuminato, capacità di valorizzare giocatori semisconosciuti e di rivenderli ai massimi livelli, reinvestendo parte dei ricavi in infrastrutture». Il noto giornalista sottolinea come i 100 milioni investiti tra l’acquisto e la ristrutturazione della New Balance Arena e l’eccellenza del centro sportivo “Achille e Cesare Bortolotti” di Zingonia siano «l’esempio perfetto di come un club possa crescere patrimonialmente senza rinunciare alla competitività sportiva».
BOLOGNA, COMO E CREMONESE NEL SOLCO DELLA DEA – Jacobelli individua nel Bologna di Saputo, nel Como degli Hartono e nella Cremonese di Arvedi tre esempi virtuosi del nuovo corso. «Il Bologna – racconta – è la conferma che serietà e programmazione pagano. Saputo ha mantenuto le promesse: Champions dopo sessant’anni, Coppa Italia nel 2025 e bilancio in utile. Ha scelto uomini giusti come Fenucci, Sartori e Italiano, e ora sogna un Dall’Ara rinnovato, candidato a ospitare Euro 2032».
Del Como sottolinea la forza economica e la visione globale: «I fratelli Hartono, tra i più ricchi al mondo con un patrimonio di oltre 40 miliardi di dollari, hanno riportato il club in Serie A dopo ventun anni. Hanno investito oltre 100 milioni sul mercato e hanno puntato su un progetto ambizioso, glamour e strutturato, guidato da Mirwan Suwarso e da Cesc Fabregas, anima tecnica e simbolica della rinascita lariana. L’obiettivo è chiaro: la Champions League».
La Cremonese, invece, rappresenta la forza della tradizione: «Il Cavaliere Giovanni Arvedi ha costruito una società d’acciaio, in tutti i sensi. Proprietario dal 2007, ha investito nel centro sportivo e nello stadio Zini, diventando uno dei pochi club italiani a possedere il proprio impianto. Con Nicola, Baschirotto e un campione come Vardy, la squadra ha ritrovato orgoglio e solidità».
L’ESEMPIO DA SEGUIRE – Secondo Jacobelli, il percorso di queste tre società dimostra come la via tracciata da Bergamo sia percorribile: «Il modello Atalanta è la dimostrazione che si può coniugare successo sportivo e equilibrio finanziario. È la differenza tra chi sa fare calcio e chi presume di saperlo fare». E la stoccata finale è rivolta alle big del nostro campionato: «Le grandi storiche dovrebbero imparare da questi esempi. Alcune, invece, hanno preferito disfarsi di dirigenti che avevano costruito squadre da scudetto. Ogni riferimento al Milan di RedBird e al trattamento riservato a Paolo Maldini non è puramente casuale».
Da Bergamo è partita una rivoluzione silenziosa, fatta di idee, sostenibilità e competenza. E oggi, a guardare il Bologna, il Como e la Cremonese, è chiaro che l’eredità dell’Atalanta continua a plasmare il futuro del calcio italiano.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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