È la notte del primo match point mondiale per l’Italia. Dopo il successo sofferto di Tallinn e quello rocambolesco di Debrecen, gli Azzurri di Gennaro Gattuso affrontano Israele a Udine con un obiettivo chiarissimo: vincere per garantirsi matematicamente i playoff. Una tappa cruciale in un girone dominato dalla Norvegia, ma che può consolidare la rinascita azzurra sotto la gestione dell’ex centrocampista campione del mondo.
IL PESO DELLA SFIDA – La posta in palio va oltre i tre punti - presenta il match La Gazzetta dello Sport -. Nel sorteggio di Washington del 5 dicembre, l’Italia vuole esserci con un nome e una bandiera, non come una delle sei “X” anonime riservate alle nazionali ancora in bilico. Il Mondiale a 48 squadre ha complicato incastri e percorsi, ma l’aritmetica è semplice: battere Israele significa chiudere il discorso qualificazione ai playoff e affrontare le ultime due gare – Moldova e Norvegia – senza pressione.
LA SCELTA DI GATTUSO – Dopo settimane di esperimenti, il ct ha deciso di affidarsi al 3-5-2, un modulo che non ama ma che ritiene necessario in questa fase. La difesa a quattro ha garantito spettacolo e tanti gol, ma anche troppe distrazioni. L’Italia ha segnato molto – cinque reti proprio contro Israele all’andata – ma ha concesso altrettanto. Il nuovo sistema, più protettivo, servirà a blindare la retroguardia e dare maggiore solidità a un gruppo che, nonostante la crescita, resta fragile dal punto di vista psicologico.
RASPADORI DAL PRIMO MINUTO – In attacco mancherà ancora Moise Kean, fermato dalla distorsione alla caviglia rimediata a Tallinn. Toccherà dunque a Giacomo Raspadori, preferito a Pio Esposito: il giovane interista sarà una carta da giocarsi nella ripresa. Raspadori agirà accanto a Retegui, con la libertà di muoversi anche tra le linee per liberare spazi a Tonali e Barella, motori del centrocampo. Gattuso non vuole un’Italia rinunciataria: la squadra attaccherà, ma con più ordine e lucidità, evitando di intasare l’area e puntando sulle verticalizzazioni rapide.
LA NUOVA IDENTITÀ – In questi mesi la Nazionale ha cambiato pelle. Gattuso ha imposto un gioco diretto, basato su velocità di esecuzione, pressing alto e transizioni rapide. Gli allenamenti sono essenziali ma mirati, quasi da club: due tocchi, palla in movimento e cinque uomini stabilmente in proiezione offensiva. Meno cross dalle fasce, più inserimenti centrali per sfruttare l’imprevedibilità del palleggio corto. Una filosofia dispendiosa ma che, finora, ha prodotto gol e consapevolezza.
ISRAELE, TEST DECISIVO – Gli avversari arrivano dal pesante 0-5 con la Norvegia e sembrano in caduta libera, ma l’Italia non può permettersi leggerezze. La partita di Debrecen, terminata 5-4 dopo un finale surreale, ha dimostrato quanto gli Azzurri debbano ancora crescere in gestione e freddezza. Stasera serviranno concentrazione e maturità, perché una vittoria significherebbe libertà di sperimentare, ma un passo falso riaprirebbe scenari complicati in chiave qualificazione.
OLTRE IL RISULTATO – Italia-Israele non è solo una sfida di classifica, ma uno snodo psicologico verso il futuro. Gattuso sa che questo gruppo deve imparare a convivere con la pressione e con le contraddizioni di un calcio sempre più esposto alle tensioni esterne. Le polemiche sul contesto politico e la possibilità di un 3-0 a tavolino in caso di rinuncia ne sono la prova.
Alla fine, però, resterà solo il campo. E l’Italia, che vuole tornare dove merita, non ha alternative: serve vincere e basta.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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