Un 3-0 netto, senza appello. L’Italia Under 20 lascia il Mondiale in Cile agli ottavi di finale, travolta dagli Stati Uniti, e registra il peggior risultato degli ultimi dieci anni. Un brusco risveglio dopo un ciclo di successi che aveva portato gli Azzurrini a chiudere terzi nel 2017, quarti nel 2019 e secondi nel 2023. Stavolta, invece, niente semifinali, niente sogni: solo tanti interrogativi su cosa non abbia funzionato.
UNA SCONFITTA CHE BRUCIA – Il ko contro gli USA è stato più netto nel risultato che nella prestazione, ma la delusione resta profonda - scrive chiaro La Gazzetta dello Sport -. «Il risultato è bugiardo, ma la squadra ha fatto una buona gara», ha dichiarato il commissario tecnico Carmine Nunziata, che ha provato a difendere il gruppo. «Abbiamo affrontato una delle squadre più esperte del torneo con una delle più giovani. Ci è mancata un po’ di cattiveria e di fisicità, ma questa esperienza servirà per crescere». Parole misurate, che però non cancellano l’amarezza per un’eliminazione arrivata troppo presto.
UNA SQUADRA IMMATURA – Il principale limite dell’Italia in Cile è stato l’età media bassissima. In campo, contro gli Stati Uniti, sei titolari erano nati dopo il 1° gennaio 2007 e uno — Andrea Natali — addirittura nel 2008. Solo cinque giocatori dell’intera rosa avevano già compiuto 20 anni, e appena tre di loro sono partiti titolari nell’ottavo di finale. Dall’altra parte, gli americani schieravano sette classe 2005 e un 20enne già maturo come Benjamin Cremaschi, oggi al Parma dopo 75 presenze tra i professionisti in MLS.
LE ASSENZE PESANTI – Il motivo di un gruppo così inesperto risiede anche nel calendario. A differenza delle ultime edizioni — disputate in estate, a campionati conclusi —, questo Mondiale si è giocato in autunno, e diversi club italiani hanno negato la convocazione ai propri giovani. Una scelta che ha privato Nunziata di molti talenti di punta: Palestra, Mané, Bartesaghi, Lipani e Camarda erano impegnati con l’Under 21, mentre Martinelli, Ekhator, Fini, Fortini, Idrissi e Pafundi sono rimasti in panchina o indisponibili. E se si aggiungono l’infortunio di Giovanni Leoni e la chiamata in Nazionale maggiore di Pio Esposito, il quadro diventa chiaro: all’Italia mancava una fetta consistente della sua generazione più promettente.
UN PASSO INDIETRO CHE FA RIFLETTERE – La sconfitta contro gli Stati Uniti, più che un fallimento, è un campanello d’allarme per il futuro. Il valore tecnico dei giovani italiani non è in discussione, ma la gestione delle convocazioni e la pianificazione dei tornei giovanili restano nodi aperti. Dopo la finale del 2023, la caduta di quest’anno evidenzia una frattura tra il potenziale e il rendimento.
IL FUTURO DI NUNZIATA – L’ex tecnico dell’Under 21 era tornato alla guida dell’Under 20 solo da pochi mesi, dopo l’addio di Corradi, e non è escluso che la Federazione rifletta sul suo futuro. Guidare un gruppo così giovane non era impresa facile, ma la sensazione è che serva un progetto tecnico più stabile e continuativo. Le basi ci sono, ma serviranno scelte coraggiose per ripartire.
L’Italia esce dal Mondiale Under 20 con la consapevolezza di dover ricominciare daccapo. I risultati non mentono, ma il talento non manca. A patto che la prossima generazione trovi finalmente spazio, continuità e protezione per crescere davvero.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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