Chi disse "Preferisco avere fortuna che talento" non aveva conosciuto Giovanni Sartori. Perché, come scriveva Agatha Christie, tre indizi fanno una prova. E l'impresa del Bologna, che si prende la Champions quando nessuno se lo aspettava, ha tante firme. Ma ce n'è una che ricorre sempre, quando nel calcio italiano si parla di capolavoro. O di miracolo.

Il sarto del Chievo dei miracoli. Per il soprannome non serve parecchia fantasia. Decisamente meno, per esempio, di quella che Sartori è da anni chiamato a spendere sul mercato. Ex attaccante con un'onesta carriera tra B, C e D più uno scudetto conquistato da comparsa - sette presenze e zero gol - con la maglia del Milan, quando nel 1989 smette i panni del giocatore e tenta dapprima la carriera da allenatore, per poi scegliere quella di dirigente. Del Chievo di Campedelli è direttore sportivo dal 1992. Nel 2000, in Serie B, chiama Luigi Delneri: la successiva promozione segna l'inizio di una delle favole più sorprendenti nella storia del nostro pallone. È il Chievo dei miracoli, che non è neanche una squadra di provincia ma di quartiere e al primo anno in Serie A chiude quinto in classifica, conquistando la Coppa UEFA. È la squadra di Marazzina, Manfredini, Eriberto poi Luciano, Perrotta e Lupatelli col 10 sulla schiena. Durerà per anni, nel 2005/2006, complici le vicende di Calciopoli, fa suo addirittura l'accesso alla Champions League. Seguono anni più complicati, che culmineranno nell'epilogo dell'era Campedelli. Anticipato dall'addio di Sartori.

La favola Dea. "Clamoroso: Sartori lascia il Chievo", si legge nel 2014 sui quotidiani sportivi. Vent'anni dopo, il direttore sportivo dei miracoli cambia aria, ma non va in una big. I Percassi lo chiamano a Bergamo, c'è l'Atalanta. La svolta arriva due anni, è il 2016 e Sartori chiama Gian Piero Gasperini: quarto posto, Europa League. La Dea non andava in Europa dal '90. Nel 2019 arriverà anche la storica conquista della Champions League, che per gli orobici oggi sembra una cosa normale e invece non lo è stata mai, nella storia del club. I giocatori si alternano: Gomez, Ilicic, Gagliardini, Pessina, Petagna, Conti, e via discorrendo. Il dualismo con il Gasp non è dei più semplici, ma è alla base di una storia inattesa, diversa. E che dura, perché la grande differenza dell'Atalanta rispetto al Chievo è la longevità nel tempo.

Nel 2022, Sartori cambia ancora: Bologna. Anche qui sceglie l'allenatore giusto, evidentemente. Anche qui, però, a i meriti di Thiago Motta vanno aggiunti quelli del direttore sportivo. Tre favole su tre: alzi la mano chi, oltre a Sartori, ha saputo conquistare tre volte la Champions League con squadre che non l'avevano mai disputata. Spoiler: nessuno.

Sezione: L'angolo degli ex / Data: Lun 13 maggio 2024 alle 11:42
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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