Duván Zapata si apre in un’intensa intervista al canale YouTube della Lega Serie A, svelando particolari inediti della sua esperienza italiana, con particolare attenzione ai suoi cinque anni all’Atalanta e al rapporto speciale con Gian Piero Gasperini. Dal doloroso addio a Bergamo all’infortunio, fino al ruolo di leader e capitano del Torino, l’attaccante colombiano racconta sogni, speranze e aneddoti di una carriera che gli ha regalato momenti indelebili. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com
SEGRETO GASPERINI - “La mia esperienza migliore l’ho vissuta all’Atalanta. Inizialmente faticavo a capire il gioco di Gasperini, ci ho messo quindici partite a sbloccarmi. Poi, improvvisamente, è arrivato tutto con naturalezza. Una volta feci quattro gol in una partita, ed è lì che ho capito veramente le idee del mister. Tutti gli attaccanti che arrivano a Bergamo finiscono per stancarsi di segnare: Gasperini è così bravo a trasmettere i suoi concetti che, se lo ascolti, non puoi che fare bene”.
ADDIO SOFFERTO - “Lasciare l’Atalanta dopo cinque anni straordinari non è stato semplice. Abbiamo scritto pagine indimenticabili nella storia del club, ma avevo percepito che il mio ciclo era concluso. L’ho accettato serenamente e con senso di responsabilità, consapevole che avrei comunque continuato la mia avventura in Italia”.
MENTALITÀ VINCENTE - “Ciò che rende speciale Gasperini è la sua mentalità: non ti lascia mai rilassare, pretende sempre qualcosa in più. Se non fosse stato per qualche infortunio, probabilmente avrei fatto anche meglio. Mi ha aiutato a non accontentarmi mai”.
LA SCELTA GRANATA - “Quando ho scelto il Torino, non è stata una decisione semplice. Il club mi aveva cercato già altre volte e alla fine ho deciso di accettare, percependo la grande ambizione della società. Poco prima c’era stata anche un’offerta della Roma, ma non si era concretizzata. Ironia della sorte, il mio primo gol in granata è stato proprio contro i giallorossi: il calcio è davvero imprevedibile”.
IL RINNOVO - “Ho apprezzato tantissimo la fiducia che mi ha dato il Torino, rinnovando il mio contratto anche durante un infortunio grave. Voglio ricambiare questa stima, lavorando sodo per tornare al massimo della forma e mostrare tutto ciò che posso dare in campo e fuori”.
CAPITANO A SUPERGA - “Salire a Superga il 4 maggio da capitano è stata un’esperienza molto emozionante, che mi ha fatto comprendere ancora di più l’importanza e la storia di questo club. Un momento unico e toccante, vissuto con orgoglio e responsabilità”.
GRAVE INFORTUNIO - “Quando mi sono infortunato, inizialmente non avevo percepito la gravità della situazione. Avevo molto dolore, tanto che ho chiesto a Ricci di tenermi la mano. Solo più tardi ho capito che l’infortunio era serio, un momento difficile da superare, ma che mi ha insegnato molto”.
NAZIONALE - “Mi manca tanto la Nazionale colombiana. Sono passati più di due anni dall’ultima chiamata, ma non perdo la speranza: facendo bene col Torino, spero di guadagnare una nuova convocazione”.
FUTURO DA DIRIGENTE - “Una volta terminata la carriera da calciatore, non credo farò l’allenatore. Mi attrae di più il ruolo di direttore sportivo o scout. Sono bravo a riconoscere il talento dove altri non lo vedono, ma chissà, magari poi sceglierò tutt’altro”.
PASSIONI EXTRA CALCIO - “Mi piace molto seguire il football americano, quando ho tempo lo guardo con piacere”.
SOPRANNOMI E IDOLI - “Non amo molto i soprannomi che mi danno, ma lascio fare alla gente che si diverte. Da giovane mi chiamavano ‘vitello’, mai capito perché. I miei idoli erano Henry e Drogba: da bambino imitavo sempre Didier”.
NAPOLI NEL CUORE - “A Napoli ho vissuto due anni speciali: lì è nato mio figlio e sono rimasto affezionato alla città. Non giocavo tanto, ma ho mostrato qualcosa. È stato importante per farmi conoscere e prepararmi poi per le esperienze successive, come Udinese, Sampdoria e, ovviamente, Atalanta”.
COLOMBIA, TERRA D’ORIGINE - “Anche se vivo in Europa da tanto, torno ogni anno in Colombia dalla mia famiglia. Non so se in futuro vivrò di nuovo lì, ma resterà sempre casa mia”.
MARCATORE IN A - “La competizione con Dybala per il titolo di miglior marcatore in attività in Serie A non mi interessa, non è tra i miei obiettivi principali. Preferisco concentrarmi sui traguardi di squadra”.
Zapata, leader silenzioso e carismatico, ha le idee chiare sul proprio presente e futuro. Torino lo aspetta per tornare grande, ma intanto resta il ricordo indelebile di un’Atalanta da sogno guidata da un maestro come Gasperini: una storia che l’ha reso protagonista e bomber straordinario.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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