Cristiano Doni, in un’ampia intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, ha ripercorso la pagina più dolorosa della sua carriera: lo scandalo calcioscommesse, l’arresto, la condanna e l’isolamento. Una ferita che lo ha segnato ma da cui, a distanza di anni, afferma di essere rinato. Oggi, a 52 anni, Doni racconta la sua seconda vita, tra imprenditoria, famiglia e un legame ancora forte con Bergamo.

Ripensando al calcioscommesse, cosa si rimprovera di più?
«All’inizio pensi che il tempo non ti aiuterà mai, poi capisci che davvero è galantuomo. Mi hanno appiccicato un’etichetta che non era la mia. Ricordo l’irruzione dei carabinieri, i cinque giorni in cella, le prime pagine dei giornali. Tutto crollato di colpo. Sono stato ingenuo: sapevo di certe combine del Piacenza, e invece di tirarmi fuori ho accettato la situazione. Un errore enorme».

Cosa ha imparato da quella vicenda?
«Ho visto cosa significa finire nella macchina del fango. È stato un trauma, ma mi ha reso più forte. Per la maglia dell’Atalanta ho dato tutto eppure mi sono sentito tradito. Oggi a Bergamo la gente mi dimostra affetto e questo è ciò che conta. Lì so che non sono mai stato dimenticato».

In che modo è riuscito a ripartire?
«Ho ingoiato tanta amarezza, ma non ho mai voluto arrendermi. Mi sono reinventato: oggi ho un ristorante e altri locali a Maiorca, costruiti con cura e qualità. A Bergamo ho aperto il “27padel”, un centro sportivo nato in un ex convento. Il padel crea comunità, lì ritrovo tanti amici e colleghi di un tempo».

Che ruolo ha avuto la famiglia in questo percorso?
«Fondamentale. Ho una figlia di 22 anni e un figlio di 12 che gioca a calcio e ha come idolo il Papu Gomez. È nato in un periodo buio e mi ha salvato. Non gli mostro i miei gol: deve costruire da solo la sua strada, l’unica cosa che spero è che sia felice».

Dal picco della popolarità alla caduta più amara, fino a una nuova vita costruita lontano dai riflettori: Doni non rinnega gli errori ma rivendica con orgoglio il suo percorso di rinascita. Una lezione di resilienza che racconta come, anche nello sport, le cadute possano diventare occasioni di crescita.

LEGGI ANCHE - Cristiano Doni: "Con la maglia dell’Atalanta mi sentivo Superman. Morfeo il più forte mai visto da vicino!"

© foto di Alberto Mariani
© foto di Alberto Mariani
Sezione: Primo Piano / Data: Mer 03 settembre 2025 alle 09:00
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
vedi letture
Print