In fondo lo sapevamo tutti, ma abbiamo preferito non pensarci troppo. Gian Piero Gasperini ha salutato l'Atalanta dopo quasi un decennio fatto di sogni realizzati, record storici e successi che sembravano impossibili. Eppure, oggi, la domanda più importante non riguarda lui, ma noi. Quanto siamo cambiati come tifosi? E soprattutto, saremo pronti a tornare ad aspettative normali dopo anni vissuti sulla cresta dell'onda?
CAPITANO DI VENTURA - Nel calcio moderno è normale che allenatori e giocatori passino come meteore luminose - scrive Il Corriere di Bergamo -, lasciando talvolta tracce indelebili. Gasperini ha fatto questo, e anche di più. Lo abbiamo paragonato a un condottiero rinascimentale, lo abbiamo idealizzato, qualcuno ha persino proposto un monumento alla Colleoni, lui che ci ha portato a vette che nemmeno sapevamo esistessero. Alla fine, però, come aveva saggiamente anticipato Luca Percassi, è prevalsa la realtà dei fatti: il calcio è affare, professionalità e, sì, anche il richiamo di nuove sfide e nuovi contratti milionari.
OLTRE GASPERINI - È proprio qui che inizia la vera sfida. L’Atalanta oggi è una squadra diversa rispetto a quella che Gasperini trovò nel 2016, e non è soltanto questione di risultati sportivi. Il mantra della salvezza pronunciato oggi farebbe sorridere (o forse preoccupare). La società si è evoluta, gli obiettivi dei Percassi e degli americani sono di ben altra portata. C'è però un pericolo che aleggia su Bergamo: e se non fosse più possibile replicare i miracoli sportivi? Che cosa rimarrebbe allora? Saremmo capaci, come tifosi, di apprezzare stagioni meno scintillanti, magari godendoci un'Europa più piccola, o un campionato tranquillo?
LA MALEDIZIONE DEL SUCCESSO - Gasperini ci lascia con una sorta di "maledizione": quella di aver cancellato per sempre l’immagine di perdenti eroici che per anni ha accompagnato la storia nerazzurra. Oggi nessuno vuole più essere quel tipo di tifoso. Ci siamo abituati troppo bene, alla Champions League, alle vittorie da grandi, al gioco spumeggiante. È difficile immaginare come sarà tornare a una dimensione più ordinaria, simile a quella dell’Udinese o del Torino. Eppure potrebbe accadere, e dovremo affrontarlo con la stessa dignità e orgoglio che ci hanno sempre contraddistinti.
SFIDA PER NOI - Dunque, l’addio di Gasperini diventa soprattutto una sfida per noi tifosi. La nostra prova più dura sarà mantenere l'identità e la passione, indipendentemente dai risultati. Non potremo più identificarci solo nelle vittorie, ma dovremo dimostrare di saper sostenere l’Atalanta anche se le gioie sportive dovessero diminuire. È questo, forse, il lascito più importante e difficile del Gasp.
UN FUTURO DA SCRIVERE - Quanto a lui, c’è solo da dire grazie e auguri sinceri per la sua nuova avventura romana. Non sarà semplice nemmeno per lui, come ci ricorda ironicamente un tifoso romanista doc, amico mio: «A Roma? Diciamo che lo aspettiamo al varco intorno alla sesta giornata…». Ma questa è la vita, questo è il calcio. E noi, comunque, resteremo sempre l’Atalanta.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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