Mi disturba, certo che sì". Com'era in panchina, così oggi che dal calcio continua a farsi appassionare. Corrado Orrico, l'allenatore della "gabbia" e del tentativo interista, nel 1991, di dare una risposta al Milan di Sacchi, è questo: mai banale, sempre diretto, senza mezzi termini, anche a costo di spiazzare l'interlocutore. Alle volte, l'impressione è che sia proprio quest'ultimo il suo obiettivo: "Ma su, facciamola adesso quest'intervista", risponde al telefono. E allora partiamo.
Le sta piacendo questa Serie A?
"Sì, questo campionato mi piace - dice Orrico a TMW - certo, c'è qualche carenza grossolana da parte delle grandi squadre, però mi piace proprio perché c'è equilibrio. Non mi pare ci sia ancora una squadra che abbia preso il volo come ha fatto la Juventus in passato o lo stesso Napoli l'anno scorso. È questo che diverte, perché aiuta a fare previsioni che poi saranno smentite, o confermate".
Chi la diverte di più?
"Il Milan, perché è quella che gioca meglio a calcio. Ha uomini al posto giusto; un grandissimo portiere; un difensore di valore mondiale; un centravanti che, malgrado l'età, le palle che gli capitano le mette dentro. Gioca un bel calcio: non è che abbia sposato il Milan, intendiamoci, però l'Inter per esempio non mi convince".
Come mai?
"Ha grande valore nei suoi giocatori, però la guida tecnica ha stravaganze che non sempre hanno senso. Penso alla panchina di Lautaro a Salerno: era talmente arrabbiato che è entrato e ha fatto quattro gol. È uno che va fatto giocare sempre: sta bene, è un animale da combattimento e non è tanto soggetto a infortuni come altri. Ha un fisico nato per giocare a calcio".
Però la strategia di Inzaghi ha funzionato: Lautaro è entrato e, appunto, ha segnato quattro gol…
"E quindi, ha avuto ragione o ha avuto torto a non farlo giocare dall'inizio? I giocatori che caratterizzano la squadra devono stare in campo, perché hanno anche un influsso sugli altri. Però è una mia fissazione, me ne rendo conto: a me non piacciono gli allenatori buonisti, come mi pare sia Inzaghi, ma quelli che hanno attributi e che hanno un radicalismo come propria ragion d'essere".
Ci regala il titolo: Orrico sta con Sacchi.
"Onestamente non ho seguito tantissimo questo dibattito, però penso che Sacchi abbia ragione: Inzaghi non ha ancora vinto un campionato ma ha vinto tante finali ed è una cosa difficile da spiegare. Io dico: saranno i giocatori. Quando c'è di mezzo una finale, che è molto prestigiosa, sono galvanizzati al massimo. In campionato il lavoro è un po' diverso, mi consenta un paragone: come quello nell'endurance".
Vincendo il campionato, insomma, smentirebbe la tesi.
"Sì, se lo vince sì, ma non penso lo vincerà. Anche se ha la squadra più forte, che per me è l'Inter. Però un prete di campagna come Pioli fa giocare bene e meglio la sua. Prende un colpo nel derby, sempre perché i giocatori dell'Inter sono più forti e nei grandi eventi fanno gruppo vero, esprimono il meglio. Però, appunto, Pioli cade nel derby in maniera grossolana: un altro andava in ospedale a curarsi, lui ha recuperato subito. Ecco, Pioli mi piace".
Allegri?
"Se vuole un aforisma, le dico che è il meno colpevole. Ha delle responsabilità anche lui, certo, ma meno degli altri: gli hanno dato una squadra che non è da Juventus, con ruoli che sono stati svuotati di valore".
Del Napoli che pensa?
"Il Napoli paga la sostituzione di un gigante, qual è Spalletti. Ora mi accuserò di toscanità, ma gli allenatori toscani hanno sempre qualcosa in più. È una regione dove astuzia e cultura sono di casa: Spalletti abitava a 30 km da dove è nato Machiavelli. E non è poco: se la filosofia politica ha espresso Machiavelli, un gigante per l'eternità, chi è nato in quella zona lì qualcosa ha assorbito e se lo porta dietro".
Chi è in crisi sembra essere Sarri.
"Il rischio di Sarri glielo dico io qual è: enfatizza in maniera ripetitiva dei concetti tattici che mandano al manicomio i giocatori. I suoi hanno un surplus di insegnamento, perché lui ne fa una questione di vita o di morte. Esaspera tutto ciò che caratterizza una squadra e i calciatori, sottoposti a questo lavoro, vanno in confusione: poi, intendiamoci, la Lazio ha perso un giocatore che vinceva da solo almeno 4-5 partite a campionato come Milinkovic-Savic e si sente tanto".
Però ci aiuti: Sarri troppo radicale, Inzaghi troppo "semplice"?
"Sì, per me è così. Io cerco di darle un po' di colore, altrimenti sto zitto. E aggiungo che non ho secondi fini, a me Inzaghi non ha fatto nulla, anzi: anche se non lo conosco a fondo, è una persona per bene, educata. Però sono tre anni che ha la squadra migliore del campionato e non lo vince. Ha preso 16 punti dal Napoli: Spalletti aveva una squadra inferiore e ha chiuso con un vantaggio enorme. Ma qual è il senso, se non attribuendo all'allenatore una gestione troppo buonista? Alle volte, bisogna buttare all'aria qualche armadietto. Inzaghi ha espresso il meglio alla Lazio con Tare: quest'ultimo non dico facesse il pugile, ma interpretava un po' la parte del cattivo. Quando la squadra assumeva atteggiamenti impropri lui arrivava e faceva casino: credo che al tecnico servisse questo aspetto".
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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