Ci sono imprese che nascono nel silenzio, lontano dai riflettori accecanti del grande calcio. Imprese che crescono partita dopo partita, maturano nel lavoro quotidiano e poi esplodono quando meno te lo aspetti, lasciando un segno indelebile. E quella firmata ieri dall'Atalanta Under 23 rientra perfettamente in questa categoria. Anzi, la definisce.

Vincere il derby con l'AlbinoLeffe, ribaltando una partita che sembrava sfuggita di mano, è già di per sé una pagina memorabile. Farlo per conquistare, per il secondo anno consecutivo, la fase nazionale dei playoff di Serie C, è una dimostrazione di forza e personalità che esce dal contesto della semplice cronaca sportiva. È la certificazione della bontà di un progetto che non solo funziona, ma che segna un primato in Italia: due stagioni consecutive tra le migliori a livello nazionale, un risultato mai raggiunto prima da una squadra B nel calcio italiano. Nemmeno la Juventus, che pure aveva lanciato il progetto, ha saputo centrare in così poco tempo un obiettivo del genere.

Merito certamente di un gruppo di ragazzi dall'età media straordinariamente bassa, appena sopra i vent'anni, che giocano senza paura, spavaldi nel confrontarsi con corazzate costruite per vincere, con budget e ambizioni da grande calcio. Merito di un uomo come Francesco Modesto, che alla guida di questa squadra ha messo anima, cuore e una dose inesauribile di carisma, come dimostra la capacità di reagire nei momenti più difficili della stagione. «I miei ragazzi hanno qualità uniche – ha detto lui stesso dopo l'impresa –. È un privilegio allenarli, vederli crescere ogni giorno. E la cosa più bella è che sappiano perfettamente dove vogliono arrivare».

Ma questa non è solo la storia di un allenatore e dei suoi giocatori. È la storia di un intero ambiente, di uno staff tecnico che lavora ogni giorno lontano dalla ribalta, guidato dalla visione strategica di un direttore sportivo come Fabio Gatti, che nel silenzio generale riesce a scovare talenti e inserirli perfettamente in un meccanismo che funziona come un orologio svizzero coadiuvato da una rete manageriale della Dea che verte a 360° nello scouting.

È un risultato doppio, perché l'Atalanta Under 23, per missione e filosofia societaria, spesso si è vista sottrarre elementi chiave per sostenere la prima squadra: lo stesso Vanya Vlahovic, bomber che con 22 gol in stagione (decisivo contro Trento e AlbinoLeffe in questa fase playoff) è stato spesso chiamato da Gasperini. Oppure giocatori del calibro di Del Lungo, Comi e altri ragazzi che, pur sottratti al gruppo, non hanno impedito di raggiungere un traguardo storico.

Tutto questo è un capolavoro silenzioso. Una grande squadra, e non soltanto sul prato verde: è un esempio di strategia e lungimiranza calcistica. Un modello da esportare, che dovrebbe essere studiato più attentamente da chi vuole realmente investire sul futuro, smettendo di rincorrere illusioni di mercato e promesse passeggere.

L'Atalanta Under 23, ieri sera, non ha conquistato solo una partita. Ha raccontato a tutti una storia più grande, quella di chi con talento e umiltà sa cambiare le regole del gioco. Una squadra che non teme di sognare, ma soprattutto, che non teme di realizzare i suoi sogni.

E forse, adesso, sarebbe ora che qualcuno accendesse quei riflettori anche per loro. Perché dietro al successo della prima squadra, c'è sempre chi lavora instancabilmente nell'ombra, e che merita applausi e riconoscimenti. Ieri sera quei ragazzi e il loro allenatore si sono presi la scena, la gloria e una pagina di storia calcistica che nessuno potrà più cancellare, a prescindere da come andrà ora il proseguo. E tutto questo, in silenzio, a fari spenti, come solo le imprese più autentiche sanno fare. Tutto sommato, se proprio vogliamo dirla, questa Under 23 è in perfetta sincronia e scia per gesta, ambizione e risultato alla Dea dei record di Gian Piero Gasperini. 

Sezione: Under 23 / Data: Ven 09 maggio 2025 alle 01:00
Autore: Lorenzo Casalino
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