Che l'America sia il paese delle grandi opportunità lo sapevamo già, ma di certo non immaginavamo che il calcio potesse diventare un gioco del tutto simile alla roulette. Sì, perché al Mondiale per Club negli Stati Uniti, da giorni, si sta giocando una partita parallela: quella contro fulmini, tuoni e tempeste.

Quello che è accaduto durante Benfica-Chelsea è soltanto l'ultimo capitolo di una saga che ha del grottesco. Una partita durata 4 ore e 38 minuti, due ore delle quali trascorse con le squadre bloccate negli spogliatoi per un'allerta meteo che di fatto non si è mai concretizzata realmente. La frustrazione del tecnico dei Blues, Enzo Maresca, è comprensibile e del tutto condivisibile. «Una barzelletta», ha detto senza mezzi termini, definendo la situazione «non calcio». Difficile dargli torto, perché stare negli spogliatoi per 120 minuti per una pioggia mai arrivata, può solo snaturare questo sport, trasformandolo in qualcosa di difficilmente riconoscibile.

IL CLIMA È CAMBIATO, IL CALCIO PURE – Negli anni Novanta, al Mondiale americano del ’94, certe situazioni nemmeno si prendevano in considerazione. Oggi invece, complice il cambiamento climatico e i rigidi protocolli di sicurezza degli Stati Uniti, gli stop per fulmini sono diventati quasi la norma. Sei sospensioni già durante questo torneo sono un segnale preoccupante per chi come la FIFA ha in programma di organizzare nel 2026 il Mondiale in tre paesi, fra cui proprio gli Usa. Non basta la sicurezza come argomento unico per giustificare questi continui stop. Serve equilibrio, serve una riflessione seria.

SICUREZZA SÌ, MA CON BUON SENSO – Certamente nessuno vuole mettere a rischio la sicurezza degli atleti e degli spettatori, ma qualcosa deve cambiare. Ha ragione Maresca a dire che questo non può essere calcio: le partite devono avere continuità e non possono essere influenzate da fattori atmosferici così lontani da ciò che accade realmente sul campo. La FIFA deve interrogarsi: se non è possibile organizzare competizioni di questo livello senza continue sospensioni, forse è il caso di pensare a luoghi diversi, oppure trovare una soluzione che consenta di mantenere la regolarità e la fluidità degli incontri.

LA SOLUZIONE NECESSARIA – Wenger ha difeso la scelta, ma è evidente che serve una soluzione alternativa. Gli americani hanno diritto a ospitare competizioni importanti, certo, ma non di condizionarle. Il calcio è passione, emozione, ritmo, e il Mondiale per Club non può diventare una continua interruzione.

Perché altrimenti, non sarà più calcio, ma una roulette in cui la fortuna e il meteo decideranno chi vincerà e chi perderà. E questo, sinceramente, non possiamo permetterlo.

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Sezione: FIFA Club World Cup 25 / Data: Lun 30 giugno 2025 alle 08:15
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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