La versione non convince. Jacopo De Simone, il 18enne accusato di aver ucciso il 26enne Riccardo Claris durante una rissa scoppiata per futili motivi calcistici a Bergamo, resterà in carcere. Il gip Maria Beatrice Parati, infatti, ha deciso per la convalida dell'arresto, sottolineando come la versione fornita dal giovane — centrata sulla presunta legittima difesa — sia stata smentita dai fatti e dalle testimonianze.
MADRE E COLTELLI NASCOSTI - Un dettaglio decisivo per gli inquirenti riguarda la madre di De Simone. Secondo quanto raccontato dal ragazzo ai carabinieri - spiega L'Eco di Bergamo -, la donna avrebbe intuito subito le sue intenzioni violente, tanto da nascondere tutti i coltelli presenti nell'abitazione prima di scendere in strada per calmare gli animi. Un comportamento che evidenzierebbe la consapevolezza familiare della pericolosità della situazione, ben prima che si arrivasse alla tragedia.
NESSUN REALE PERICOLO - Il giudice ha respinto con decisione la linea della legittima difesa. De Simone, infatti, non era in pericolo imminente nel momento in cui ha deciso di scendere nuovamente in strada armato. Al contrario, era riuscito a trovare rifugio sicuro nella propria abitazione, situazione che avrebbe dovuto indurlo a chiamare le forze dell'ordine invece di armarsi e affrontare nuovamente il gruppo rivale.
LA RICOSTRUZIONE DELL'AGGRESSIONE - Secondo le prime testimonianze e le analisi dei filmati della videosorveglianza, non emergerebbe l'uso di catene da parte della vittima o del suo gruppo. Il clangore sentito da alcuni testimoni sarebbe riconducibile al rumore di fibbie di cinture sbattute contro cancelli e pali della luce. Il gip esclude dunque che Riccardo Claris potesse essere armato di catene, come sostenuto da De Simone nel tentativo di giustificare l’accoltellamento.
VENDETTA E GIUSTIZIA PRIVATA - Il gip evidenzia nella sua ordinanza come l'azione del ragazzo, sceso armato in strada nonostante il pericolo fosse ormai cessato, sia piuttosto da ricondurre a un desiderio di vendetta. Decisive, in tal senso, alcune dichiarazioni dello stesso De Simone che definisce i rivali «una mandria di animali», affermando con rabbia di volerli eliminare tutti.
AUTOPSIA E DINAMICA DEL COLPO - L’autopsia ha chiarito ulteriormente la dinamica della coltellata mortale. La ferita è stata inflitta frontalmente, come in un abbraccio, e non alle spalle. Circostanza che confermerebbe come Claris non sia stato colpito a tradimento, ma piuttosto durante un confronto diretto, faccia a faccia.
LA FUGA E LA CONSEGNA AI CARABINIERI - Dopo aver inflitto il colpo mortale, De Simone si è dato alla fuga, scavalcando una recinzione e ferendosi lievemente. Inizialmente ha tentato di spiegare questa ferita come risultato di una presunta aggressione con catene, versione poi smentita. Solo dopo aver ritrovato il fratello e la sua fidanzata, nascosti nei paraggi e illesi, è tornato a casa. Qui, spinto dalla madre, si è consegnato spontaneamente ai carabinieri, confessando il delitto.
RISCHIO DI INQUINAMENTO PROBATORIO - Un ulteriore motivo che ha spinto il gip a mantenere la custodia in carcere è legato al pericolo di inquinamento probatorio. Essendo molti testimoni ancora da ascoltare, De Simone potrebbe tentare di influenzare le testimonianze.
UNA VICENDA CHE INTERROGA - Il caso mette in luce come una banale lite tra ragazzi possa degenerare rapidamente in tragedia, sollevando interrogativi profondi sulla facilità con cui si possa perdere il controllo in situazioni di apparente quotidianità. Resta adesso alla giustizia il compito di stabilire chiaramente le responsabilità di una notte che ha cambiato per sempre molte vite.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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