Quei due sono imprescindibili. Quei due si chiamano Federico Chiesa e Dusan Vlahovic. Quei due, lo abbiamo ripetuto mille volte nel giro di un paio di mesi, sarebbero andati via dalla Juve soltanto in presenza di proposte faraoniche, irrinunciabili. Traduzione: 90 milioni per Dusan, almeno 60 per Federico. In assenza di simili iniziative, non si sarebbero mossi da Torino. Soltanto il PSG aveva pensato di investire quei soldi per Vlahovic, ma poi ci ha riflettuto (dopo aver trovato un accordo con il serbo) e ha deciso di cambiare canale e di battere altre strade. Una fortuna per la Juve, nessuno avrebbe potuto sostituire Dusan. E neanche Lukaku, con tutto il rispetto, infatti Giuntoli si è aggrappato ai quei 40 milioni di conguaglio, fondamentali per dare il via libera al Chelsea. Anche se Vlahovic lo stesso via libera non lo aveva dato. Ripetiamo queste cose perché una stagione che nasce dipende da mille particolari, da qualche congiuntura favorevole e persino in questo caso gli episodi fanno la differenza. Adesso la domanda è: ma se questa è la stessa Juve di pochi mesi fa (con un Weah in più e un Di Maria o un Paredes in meno) perché nella scorsa stagione la squadra faceva talmente schifo da sembrare molto più che un obbrobrio? Semplice: Allegri ha capito che la sua tattica suicida, tutti indietro e ripartenza, era un invito per gli avversari. E ha modificato qualcosa: la Juve non aspetta, spesso aggredisce, i primi 15-20 minuti contro la Lazio sono stati straordinari. Ecco, proprio questo avevano chiesto a Allegri, due anni dopo l’ha intuito. E questa è un’aggravante che dimostra come i risultati sarebbero stati migliori se Max avesse osato di più. Oltretutto è una prova provata verso i suoi difensori mediatici senza dignità che avevano detto “ma dove vuoi che vada la Juve dei giovani, Allegri è innocente”. Sbugiardati anche loro, bisognava soltanto cambiare mentalità. Non sappiamo se la Juve lotterà per lo scudetto, ma di sicuro sappiamo che al terzo anno Max ha tolto le barricate per proporre un po’ di calcio. Forse anche per questo motivo Chiesa e Vlahovic lo avevano detestato e avevano chiesto di andare via. Forse anche per questo motivo sono felici di essere rimasti, non ci voleva uno scienziato per capirlo.
Stefano Pioli ha straperso il derby, ma il 5-1 in campo si è tramutato in un ko per 10-0 fuori dal campo. Lo diciamo senza dover spendere chissà quanti minuti di riflessione: fossimo stati tifosi rossoneri, avremmo cambiato canale dopo le prime dichiarazioni a caldo. E forse avremmo spaccato un paio di telecomandi, sarebbe stato meglio piuttosto che assistere a quel “supplizio”. Pioli è riuscito a dire che nei primi 4 minuti il pallone l’ha avuto soltanto il Milan, che avrebbe salvato i primi 70 e se dall’altra parte ci fosse stato un contraddittorio ci saremmo divertiti. Invece, l’hanno lasciato andare, Pioli non si rendeva conto che stava buttando il pallone nella sua porta, l’ha fatto per sei o sette volte in 10 minuti diventando in quel momento il Niccolai degli allenatori. Siccome nessuno l’ha fermato oppure l’ha fatto ragionare, Pioli è andato avanti in conferenza aggiungendo che “mica devo chiedere scusa ai tifosi, non abbiamo certo perso apposta il derby, quali scuse dunque?”. Lì dallo 0-7 il Niccolai degli allenatori si è fatto altri tre autogol, ha chiuso sotto 10-0 e per fortuna la partita è finita nel senso che non gli hanno fatto altre domande. Queste riflessioni sono state fatte prima di Milan-Newcastle, sarebbero valide tra due settimane e portano alle seguenti conclusioni. La più istintiva: hanno fatto un mercato importante, seguendo le indicazioni di Pioli, quindi gli alibi non ci sono e certi derby non si dovrebbero perdere in modo così indegno anche se la proprietà rossonera avesse completato una sessione da 10 milioni. La più logica, è un umile consiglio: la prossima volta Pioli eviti di sfidare il suo popolo, già parecchio arrabbiato per l’ennesima umiliazione in un derby. Se n’è evidentemente accorto 48 ore dopo, correggendo il tiro alla vigilia di Milan-Newcastle. La prossima volta lo faccia prima, con più rispetto verso la gente e magari disertando la conferenza se proprio deve dire quelle cose.
Rudi Garcia non ha bisogno di consigli, ma siccome si è insediato con troppa spocchia, sarebbe utile ascoltare Mina in “Questione di feeling”. Quando ti presenti in un posto nuovo dove hanno vinto, sono entrato nella storia e tu non c’eri, sarebbe bello utilizzare gli scarpini da ginnastica e non quello con i tacchetti. Umiltà, rispetto e considerazione, quasi come se fossi ospite nello spogliatoio che ha da poco scritto pagine indelebili. Certo, ci sta assolutamente che Garcia decida di sostituire Kvaratskhelia a quattro minuti dalla fine più recupero, è lui l’allenatore. Magari ci sta meno che entri Zerbin piuttosto che Simeone o Lindstrom. E non ci sta proprio che Kvaratskhelia faccia un gesto come per dire “ma questo chi crede di essere?”, con riferimento all’allenatore. Il gesto è sbagliato e da condannare, ma se Garcia - che è arrivato da cinque minuti - ha questo “rispetto”, qualche domanda se la dovrebbe pure porre. Perché lui non ha tutelato tatticamente gente che, con Spalletti, aveva un ruolo preciso e che dopo la svolta non riesce a ritrovarsi. E di sicuro parliamo di calciatori forti, non diventati brocchi all’improvviso. Rudi ha tempo, ma non tantissimo, e non deve sprecarlo imponendo un regime. Qualche mese fa mi ero permesso di dire “a Napoli stanno rompendo il giocattolo”, i miei amici tifosi azzurri si sono arrabbiati, non hanno gradito, in qualche caso hanno insultato. Ora sono gli stessi che chiedono (esagerando) la testa di Garcia, addirittura la svolta in panchina e chissà quante cose. Le riflessioni bisognerebbe farle prima e non dopo, magari con coraggio, comunque senza sconti, possibilmente accettando opinioni diverse con un minimo di educazione. Sostituire Spalletti con Garcia è come pensare di trascorrere un ottimo weekend in un decoroso “B&B” piuttosto che in un cinque stelle con piscine e servizi esclusivi riservati. Lieti di essere smentiti da Rudi, diamogli tempo a patto che cancelli la presunzione: ma se questo è il buongiorno, ci sono già le tenebre.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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