Quando il calcio non era ancora zona e stramberie tattiche assortite, esisteva un ruolo chiamato stopper. Stava a indicare il marcatore dedito a occuparsi della prima punta avversaria, piazzato al centro della difesa e solitamente di maniere rudi e forte nel gioco aereo. L'identikit di Costanzo Barcella (ma lui, più d'una volta, ha assicurato di chiamarsi Costanzio, con la "i"), che oggi arriva al traguardo dei quarantasei anni. Un illustrissimo figlio del vivaio dell'Atalanta, che dopo la gavetta con Civitanovese e Virescit - bei tempi, quelli dei viola della famiglia Ghisleni: Boccaleone era in C1... - si smazzò anni da gregario - per lo più come titolare - in prima squadra. Facendo in tempo - allora andava per i ventitré - a essere nel gruppo di eroi che arrestarono la marcia nerazzurra alle soglie di un sogno, la finale di Coppa delle Coppe edizione 1987/1988 svanita solo di fronte all'ostacolo Malines (o Mechelen, che dir si voglia). Un traguardo sfiorato sotto l'egida di Emiliano Mondonico, occupato soprattutto a riportare una grande piazza come Bergamo sul palcoscenico privilegiato della serie A.

Nato a Seriate il 23 marzo 1965, Barcella fece parte della rosa della Dea targata Nedo Sonetti in B nel 1983/84, senza però mettere piede in campo. Civitanovese (C2, 34 presenze) e Virescit (idem, percorso netto) le tappe successive, tanto per fare gavetta alla periferia del grande calcio, poi il ritorno alla base con quattro stagioni di fila. 98 gare disputate solo in campionato (due qualificazioni Uefa raggiunte, sempre con il Mondo in panca), condite da una preziosissima rete, prima del passaggio al Cesena (92 e 2, le ultime tre annate in serie cadetta) e la chiusura di una bella carriera nelle Marche, la sua seconda patria, difendendo i colori della Maceratese.

Sezione: Auguri a... / Data: Mer 23 marzo 2011 alle 16:15
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com.
vedi letture
Print