L’umiliante comunicato firmato dai giocatori del Tottenham e pubblicato ieri pomeriggio recita così: “Come squadra, comprendiamo la vostra frustrazione e la vostra rabbia. Non è abbastanza. Sappiamo che le parole non bastano in circostanze come questa, ma credeteci, una sconfitta come questa ci ha fatto male. Apprezziamo il vostro sostegno, in casa e in trasferta, e per questo motivo vorremmo rimborsare ai tifosi il costo dei biglietti della trasferta di St James' Park. Sappiamo che questo non può cambiare quello che è successo domenica e daremo il massimo per rimediare alla sconfitta contro il Manchester United giovedì sera quando, ancora una volta, il vostro sostegno significherà tutto per noi. Insieme - e solo insieme - possiamo andare avanti.”
Aveva ragione Antonio Conte?
Umiliante, dicevamo, per le circostanze, ma che bene raccontano lo stato attuale degli Spurs. Poche settimane fa, Antonio Conte, entrato in corsa nella passata stagione e protagonista di una bella e convinta risalita che aveva fatto rientrare il Tottenham in Champions League, aveva gettato la spugna, parlando di mancanza di una “mentalità” e di una voglia di vincere all’interno dell’ambiente Spurs. La conferenza stampa arrivava dopo l’eliminazione subita agli ottavi di finale di Champions ad opera del Milan, e soprattutto in coda a una maledetta stagione in cui Conte ha perso un grande amico come il preparatore atletico Ventrone, una tragedia che fortemente minato lo spirito del tecnico ex Juve e Inter, colpito anche dalla scomparsa di Gianluca Vialli, ex compagno e amico di Antonio. Un Conte apparso consumato anche da guai fisici, aveva detto addio a fine marzo. La società aveva reagito nella peggiore maniera possibile, in un certo modo confermando le parole dure espresse dall’ormai ex tecnico. Ancora in corsa per entrare nella top 4 della classifica di Premier, ha, dopo alcuni rumours che riguardavano possibili nuovi tecnici ha deciso di continuare con il vice di Conte, Cristian Stellini. Al di là dell’originalità della scelta (quando si allontana un tecnico, è buona norma che anche tutti i suoi collaboratori lo seguano), come potesse reggere la pressione di questo momento delicato Stellini che, come tecnico di prima squadra, aveva alle spalle una sola esperienza, all’Alessandria, durata peraltro solo pochi mesi, è un altro dei misteri che circondano ormai da tempo le scelte di Daniel Levy, presidente del Tottenham.
Venti minuti e cinque gol subiti
I nodi sono prontamente venuti al pettine, con la partita a cui si riferisce il comunicato, in cui, dopo una breve serie di gare poco convincenti e una generale richiesta di cambiare quel sistema che con Conte aveva dimostrato di non potere essere riproposte ecco schierata contro il Newcastle un'inedita difesa a 4 con la coppia di terzini Pedro Porro/Perisic e Pape Matar Sarr in mediana. Il frutto di tutto ciò ha palesato una attitudine competitiva inspiegabile, giocatori decisamente poco convinti e 20 minuti in cui la squadra ha subito cinque gol. Una cosa imbarazzante e totalmente inedita. Il cambio dopo il quinto gol con l’inserimento di un altro centrale, Davinson Sanchez al posto di Sarr e forse un po’ di buon cuore degli avversari hanno interrotto la grandine di gol che poteva ripartire.
Stellini ha pagato con l’esonero, i giocatori col loro portafoglio (a dare retta al comunicato) ma è chiaro a tutti, e in primis ai tifosi Spurs, come il responsabile principale sia chiaramente il presidente, che ha dato all’ambiente l’idea proprio di una società allo sbando.
Pochettino allontanato, la scelta di Mourinho, il nuovo stadio
Sembra incredibile, ma solo nel giugno del 2019 questo club si giocava la finale di Champions League contro il Liverpool. Mauricio Pochettino, il protagonista principale di quella performance, soprattutto l’uomo che, arrivato nell’estate del 2014, aveva finalmente costruito una credibilità che nel club mancava da anni, veniva allontanato nella stagione successiva per “mancanza di risultati”. La scelta di sostituirlo con José Mourinho non aveva pagato. Forse troppo diversi gli approcci dei due allenatori nei confronti della squadra (anche se più volte Pochettino ha parlato con ammirazione dello Special One, nel passato), sicuramente è mancato il sostegno di una dirigenza sempre più invisibile che ha testimoniato come la figura dell’allenatore argentino fosse realmente imprescindibile.
La realizzazione della fantasmagorica nuova arena, venduta ai media come la principale nel Continente qualora la NFL del football americano volesse sbarcare in Europa, inaugurata proprio nel 2019 e già celebratissima (nella realtà non ha mai avuto un effetto “spinta” sulla squadra, anzi l’ambiente è sempre piuttosto moscio), non basta evidentemente alla tifoseria che chiede le dimissioni al presidente e una immediata svolta. Non facile ricostruire in Premier, dove la competitività è altissima. La ricerca della scorciatoia, con l’ingaggio di un tecnico di alto profilo, non è per forza la via giusta. Probabilmente, però, quella che verrà seguita, o almeno tentata. Non sempre comunque i soldi fanno la felicità, almeno quella calcistica.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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