Eccoli qui, gli effetti della crisi che si aggiungono e schiacciano un calcio italiano che già era in crisi di suo. A poco più di una settimana dalla chiusura di questa anomala sessione di calciomercato qualche bilancio provvisorio è già possibile. Specialmente ad alti livelli, specialmente quando si lavora a operazioni con tanti zeri. E su big che poi sono da sostituire.
Un bilancio ancora non definitivo, ma già amaro. Perché gli effetti di un COVID-19 ancora ben presente nelle nostre vite da tutti i punti di vista hanno paralizzato un mercato che già era in difficoltà di suo. Fin qui l'unica Lega che ha speso soldi veri (meno rispetto agli anni scorsi, ma comunque tanti) è la Premier League. Soldi che per un buon 40% sono rimasti nella stessa Premier League e che per la parte restante sono stati dirottati in Spagna, Olanda e soprattutto Germania.
Il trasferimento di Allan dal Napoli all'Everton è fin qui l'unica operazione di rilievo sull'asse Serie A-Premier League. Un'operazione che vista oggi, a qualche giorno di distanza dall'ufficialità, sembra una ottima operazione. Anche se il brasiliano due anni fa valeva il doppio.
Lo è perché quella di Allan è di fatto l'unica cessione che il Napoli è riuscito a fare. Milik non va via nemmeno se il prezzo del cartellino è 20-25 milioni, Koulibaly nemmeno se scende (è già sceso...) a 70 milioni bonus compresi. Anche a prezzo di saldo Giuntoli e De Laurentiis non riescono a cedere i big in uscita, figurarsi gli altri: da Ghoulam a Malcuit, da Ounas a Younes passando per Llorente. Tutti giocatori destinati a restare, a meno che il club non li regali o apra al prestito (e da alcuni club viene chiesto anche il pagamento di parte dell'ingaggio...).
E' un problema generalizzato. La Juventus da mesi prova a vendere De Sciglio e Douglas Costa senza successo. Gli unici giocatori che sono andati via sono Matuidi e Higuain, a cui la società non solo ha dovuto rescindere il contratto ma anche dare una ricca buonuscita. E allo stesso modo uscirà anche Khedira.
Non è diversa la situazione in casa Inter. Vidal è arrivato a Milano perché il Barcellona sei mesi dopo aver chiesto 18 milioni di euro l'ha liberato a zero, Kolarov per un indennizzo grossomodo simbolico, ma in uscita dopo la cessione di Icardi al PSG non s'è mossa una foglia o quasi. Nainggolan è tornato ed è sempre lì, a meno che l'Inter non decida di ridarlo al Cagliari alle stesse condizioni vantaggiose di un anno fa. Proprio in Sardegna è andato Godin, dopo che l'Inter non solo ha regalato il cartellino ma ha dato una buonuscita al giocatore. C'è ancora in rosa Ivan Perisic, che a questo punto Conte proverà ad adattare a sinistra. Ci sono ancora in rosa giocatori come Asamoah, Dalbert e Vecino, che il Napoli è anche disposto a prendere ma solo a patto che l'Inter lo dia in prestito gratuito. E i big? In tanti hanno un prezzo: Brozovic, Eriksen, soprattutto Skriniar. Ma Tottenham e PSG nonostante un interesse che dura da settimane non si avvicinano nemmeno lontanamente alla richiesta dell'Inter, che giustamente non lo svende (per 30 milioni di euro) e se lo tiene.
Mercato modesto anche per la Lazio nonostante l'ingresso in Champions League. E complicato, molto complicato, anche per la Roma, club che negli ultimi mesi ha aggiunto problemi, su problemi, su problemi e spera in un'azione decisa del nuovo proprietario. A Milano, sponda rossonera, Pioli da tempo chiede un centrale di difesa titolare ma Maldini senza cessioni (leggasi alla voce Paquetà) può farlo solo in prestito. Con tutti i limiti che questo comporta.
Insomma, se Atene piange Sparta non ride. E in entrata tutti sembrano avere gli stessi problemi. O meglio, nessuno ha i soldi per operare. Col risultato che fin qui i club di Serie A hanno speso tanti soldi solo per due giocatori: Il Napoli per Osimhen e l'Inter per Hakimi. Il resto sono scambi come Arthur-Pjanic o prestiti con diritto di riscatto che nei casi più importanti sono prestiti molto onerosi e quindi lasciano presupporre un futuro riscatto. Ma nemmeno ce l'hanno obbligatorio.
A otto giorni dalla fine del mercato le possibilità che l'Inter possa mettere le mani su Kanté, che il Milan riesca a mettere sotto contratto Milenkovic o che il Napoli ci riesca con Veretout oscillano tra lo 0 e lo 0.1%. Molto difficile anche che si muova Federico Chiesa, nonostante un pressing della Juventus che resta importante, costante.
La valutazione che il club campione d'Italia fa del classe '97 non è superiore ai 40 milioni di euro e questo rende l'affare complicato. Ma il fatto che Paratici non si limiti a trattare Chiesa, e ci stia provando seriamente (per ora anche qui senza successo) per il Tucu Correa denota che Pirlo dopo Morata vorrebbe un altro tassello per il suo attacco. Più che un suo vice, un giocatore che possa giocare al suo fianco o anche alle sue spalle. Andrebbe bene (se proprio non si riuscirà ad arrivare a Chiesa o a Correa...) anche Moise Kean. Ma se l'offerta resterà quella del prestito gratuito con diritto di riscatto, perché l'Everton un anno dopo averlo pagato 27.5 milioni di euro più bonus dovrebbe accettare?
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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