Una gioia bellissima dopo una sofferenza infinita, sotto lo sguardo di sessantamila anime, azzurre e rosse. L'Italia è in finale di Euro 2020 dopo i calci di rigore vinti con la Spagna. Una vittoria straordinaria dopo l'1-1 al 120'. A decidere l'ultimo rigore di Jorginho. Una gara dove l'Italia soffre il peso antico della responsabilità. Soffre, subisce, quasi cade, si rialza all'improvviso, va in vantaggio e poi si piega ancora. Poi vince, ai rigori. Bellissimo. La Spagna, giovanissima, è incosciente ma gioca un calcio maturo. Gli azzurri no. Stavolta no. E a lunghi tratti non trasformano neanche la bellezza in catenaccio, piuttosto s'asserragliano dietro la trincea senza metter quasi mai il fucile verso la porta del nemico per gran parte della partita. Poi Chiesa, col nome che è provvidenza, benedetta, divina.
Il primo tempo è Spagna. Il tiki taka rivisto a ritmi altissimi, l'evoluzione guardiolesca del gioco del Barcellona. Da un lato all'altro del campo, poi in verticale, e poi ancora, e ancora, e ancora. Luis Enrique stupisce. Niente centravanti, diceva Guardiola che 'il centravanti è lo spazio' ma Dani Olmo non riesce a colmare quello tra Donnarumma e la difesa azzurra e dopo il vantaggio dell'Italia, firmato Chiesa, Lucho decide che è l'ora di tornare al 9 vero. E si sentirà. I primi quarantacinque son giustappunto tanta Spagna. Tantissima. L'Italia non si riconosce: non alza il baricentro ma piuttosto rincula. Si fa vedere dalle parti di Unai Simon e Barella prende anche un palo ma era in fuorigioco. Donnarumma deve fare una bella parata su Dani Olmo. Il fischio del 45' arriva quasi come una benedizione.
Il gancio di Chiesa La ripresa è ancora spagnola, l'Italia parte di nuovo alle corde coi guantoni alzati, le ferite in volto ma mai al tappeto. Poi il destro, a giro, un gancio che qui in Inghilterra vedon tirare ad Joshua, a Fury. Immobile s'avventa affamato su un pallone lungo, incasina la vita alla difesa della Spagna e a rimorchio c'è Chiesa che raccoglie. Il tiro a giro stavolta è il suo, Wembley ricorda i tempi antichi della gioia pura. La Spagna però non ci sta a farsi toreare: Oyarzabal e Dani Olmo quasi sfiorano il pareggio, due tiri a lato. Quasi. Girandola di cambi. Morata è il nove della Spagna, Mancini toglie il suo e mette dentro Berardi. Falso nueve. L'Italia cambia ancora, Di Lorenzo e Pessina per Emerson e Verratti, ma non perde l'identità. Resistenza. Insigne viene anticipato da Simon su una palla lunga al settantottesimo, alza le braccia e carica Wembley. Rumore, frastuono azzurro.
Un lampo rosso. Una marea di rumore, rosso, quando Morata arriva solo davanti a Donnarumma su imbucata di Dani Olmo. La zona di Jorginho è quella scoperta, la palla filtra tra Barella e Chiellini ma anche l'uscita di Bonucci è fuori tempo. Ottantacinquesimo. Terzo gol per la punta spagnola, giusto per rispondere alle critiche. "E' tra i migliori al mondo", aveva detto il compagno juventino Bonucci. Ecco perché. Poi ancora cambi: quarto e quinto azzurro, Locatelli e Belotti per Barella. Subito uno anche per la Spagna, Llorente per Azpilicueta. La formazione di Luis Enrique ha preso coraggio ma fino al novantesimo l'Italia resiste. Ancora. Supplementari. Il primo è sempre Spagna, ma l'Italia ha il muro alto e tra fortuna e virtù, tiene botta. Tiene duro. Centodecimo: lob di Chiellini per Berardi, in scivolata segna. Fuorigioco. Gioia strozzata. SI va ai rigori.
La lotteria Si batte sotto la curva azzurra. Unai Simon e Donnarumma s'abbracciano. Chiellini e Jordi Alba s'abbracciano. Batte Locatelli. Simon para. Batte Dani Olmo. Alta. Batte Belotti. Gol. Esulta. Batte Gerard Moreno. Imprendibile. Batte Bonucci. Spiazza Simon. Batte Thiago Alcantara. Colpo di biliardo. Batte Bernardeschi. Incrocio, gol. Batte Morata. Donnarumma para. Tocca a Jorginho. Segna. Lento. Imprendibile. Che gioia. L'Italia è in finale.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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