Michele, il babbo, vorrebbe vedere Alessandro, il figlio, più cattivo quando gioca. Alessandro, il figlio, vorrebbe rivedere Michele, il babbo, quando giocava per farsi un'idea.
Armenise versus Armenise, Varese-Atalanta di domani sarà anche una sfida in famiglia. Ben altra cosa rispetto alle sfide all'ultimo sangue tra i due a calcetto, perché qui c'è già in palio il primato dato che si scontrano due delle cinque squadre che hanno vinto alla prima giornata. Alessandro, 25 anni, scuola Bari e una vita spesa a mangiar polvere sui campi di C del sud, di professione terzino sinistro del Varese, vivrà la sfida da protagonista sul campo. Michele, 48 anni, una carriera alle spalle in A e B tra Bari, Pisa, Cesena e Pescara e ora primo collaboratore di Colantuono, la vedrà dalla panchina.
Anche se... «io l'ho già sfottuto, gli ho detto di non farsi vedere in panchina perché lo meno» l'ha già simpaticamente provocato Alessandro, ragazzo sveglio, divertente e ora divertito dall'idea di questa sfida nella sfida.
ORGOGLIO «Per me - comincia Alessandro - è una bella soddisfazione incontrarlo da avversario. Non capita tutti i giorni e non capita a tutti. Mio papà ha giocato tanti anni in serie A e B, ora che fa l'allenatore è in una società importante come l'Atalanta. Io ho fatto tanta gavetta ed è bello raggiungerlo a questi livelli dopo tanti anni. Sarà strano trovarmelo contro, mi farà sicuramente un certo effetto, perché sarà la prima volta che siamo avversari, partitelle di calcetto a parte». Quelle finiscono pari, nel senso che «una volta vince lui e una volta vinco io, ma sono sempre grandi scontri, nessuno si tira indietro» racconta Alessandro.
CONSIGLI Papà Michele preferisce non parlare, forse per lasciare spazio al figlio o forse perché dicono sia personaggio schivo, di poche parole. Anche ad Alessandro a dire il vero non ne ha mai dette tante, di parole, in materia calcistica. «Non è mai stato un genitore oppressivo - continua il difensore del Varese - e non si è mai intromesso nella mia carriera. Qualche volta mi dà qualche consiglio, ma nulla più. Anche da piccolo non mi ha spinto a diventare a tutti i costi calciatore. Lui mi ha solo messo un pallone tra i piedi, tutto il resto è venuto da sé. E io sono contento così, perché tutto quello che ho avuto me lo sono guadagnato sul campo».
DINASTIA Nel sangue però gli ha trasmesso passione e vocazione. «Come mio padre anch'io sono un terzino sinistro. La differenza principale è che lui è destro e giocava a sinistra, mentre io sono un mancino puro. Dicono che ci assomigliamo, specialmente nel modo di correre e di giocare, ma io ne devo fare ancora tanta di strada per arrivare ai suoi livelli. Lui poi era più cattivo di me, gli avversari li ribaltava. Infatti uno dei consigli che mi ripete più spesso è di essere più "cattivo" in campo. E ha ragione, perché a volte sono troppo buono. Mi piacerebbe rivedere alcune sue partite, finora non ci sono mai riuscito».
BOTTA E RISPOSTA Intanto la sfida è già cominciata da qualche giorno in famiglia. «Ci siamo sentiti per telefono - continua Alessandro -, abbiamo parlato, ma lui pensa alla sua squadra e io alla mia. Lui spera di vincere, io gli ho risposto che ce la giocheremo in campo e poi si vedrà. Dritte? No non me ne ha chieste, figuriamoci, Colantuono è un grande allenatore, non ha certo bisogno di queste cose».
In questa situazione la più in difficoltà è la mamma, che si trova tra due fuochi. «Lei cercherà di essere neutrale - rivela Alessandro - anche se probabilmente farò un po' più di tifo per me. Si sa che le mamme stanno sempre dalla parte dei figli. E comunque per noi è già bello poter vivere questa sfida».
Sì: in fondo sabato sera, comunque vada, in casa Armenise qualcuno festeggerà.
Autore: Lorenzo Casalino
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