Son giorni in cui il pallone rotola pochissimo e, semmai, si parla di orrenda cronaca. La questione ultras è nota e insozza il nostro calcio, nel caso specifico il mondo Inter e quello Milan. Rispetto a tutta la faccenda ci sono due tipi di osservatori:
1) Quelli che trasformano il tutto in stucchevoli questioni di tifo (sigh).
2) Quelli in grado di comprendere che quello delle infiltrazioni è un devastante problema del nostro calcio (e non solo del calcio).
Ci rivogliamo ai secondi.
I casini emersi in questi giorni hanno il merito di aver scoperchiato una situazione che era parzialmente nota (c’è chi sfrutta la curva per farsi gli affari propri) ma non nelle dimensioni (costoro sono solo la punta di un iceberg che contempla realtà criminose molto più pericolose). Rispetto a questa evidenza l’operazione dell’altro giorno è, ovviamente, benedetta. Questa cosa è compresa da qualunque tifoso “sano”, ovvero tutti coloro che sono interessati al buon nome della propria squadra e non pretendono centinaia di biglietti, ma – pensa te - solo il loro (tra l’altro pagandolo assai).
Ecco, il tifoso “sano” spera che chi sta portando avanti l’indagine milanese riesca a fare il massimo della pulizia, perché è inaccettabile dover passare il tempo a parlare di crimini invece che di tattica, vittorie, sconfitte, pallone in generale.
Ora, la domanda che interessa molti è: le società coinvolte hanno responsabilità di qualche genere? E i tesserati? In un mondo ideale – non quello del calcio italiano – è evidente che bisognerebbe dire no a qualunque genere di “trattativa” e, quindi, fa specie leggere alcuni passaggi dell’inchiesta.
Poi è giusto pretendere che qualcosa venga fatto “a monte” (leggi Stato) per estirpare un malessere comune, quello dei club – tutti i club - costretti a scendere a patti con faccendieri vari, per evitare problemi peggiori.
Nel recente passato Lazio (leggi Lotito) e Juventus (leggi Agnelli) hanno provato a risolvere il problema con azioni personali e certamente coraggiose. Ebbene, uno ha dovuto vivere con tanto di scorta personale, l’altro ha dovuto affrontare scomodissime ritorsioni innescate dai suoi stessi ultras.
Morale? L’operazione dell’altro giorno è benedetta perché – si spera - consentirà realmente di eliminare un malcostume diventato insopportabile, quello del calcio diventato “mezzo” per combinare porcherie.
Fine dell’ambaradan, passiamo al pallone.
- Lo scrivevamo la settimana scorsa, lo ribadiamo in questa: Thiago Motta ha le idee chiarissime. Per non annoiare, ve ne diciamo un’altra: Vlahovic non è forte, è fortissimo. C’è chi lo attacca per qualsiasi motivo e, certo, costui guadagna un’esagerazione, ma chi lo bolla come “inadatto” rischia di doversene pentire amaramente.
- Stuzzicato da patron De Laurentiis (“non diciamo niente…”) Antonio Conte si fa una risata e scansa ogni genere di accostamento allo scudetto per il suo Napoli. Fa bene, qualunque tesserato saggio evita di aumentare le aspettative pubblicamente, soprattutto dopo sei partite. Poi però esiste “lo spogliatoio”. Ecco, là dentro Antonio Conte sta certamente alzando le ambizioni: perché ha visto quanto vale il suo gruppo, perché sa che nessuno quest’anno riuscirà ad ammazzare il campionato, perché un Antonio Conte che non combatte per vincere… deve ancora nascere.
- Ottima Inter in Champions: funziona il turnover, la porta resta inviolata e arrivano risposte confortanti da Taremi (due assist e un gol, il migliore) e Arnautovic (partita di grande impegno). Inzaghi lo sa: dare un valore a tutti i componenti della rosa è l’unico modo per arrivare in fondo a tutte le competizioni.
- Milan ancora a zero punti in Europa, ma c’è grande differenza tra il ko con il Liverpool e quello di Leverkusen: ieri i rossoneri hanno giocato una partita di sostanza, coraggiosa e avrebbero meritato il pareggio. Zero punti in classifica? La nuova formula della Champions consente di non fare drammi.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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