Che fine ha fatto Nelson Abeijon? Bandiera del Cagliari a cavallo degli anni '90 e 2000, l'uruguayano si racconta da Montevideo, dove ha intrapreso la carriera di allenatore insieme a un'altra vecchia conoscenza della Serie A come Alvaro Recoba. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci racconta la sia sua nuova esperienza che i suoi ricordi in terra sarda.
Nelson Abeijon, cosa fai oggi?
"Sono al Nacional Montevideo e sono il vice di Alvaro Recoba. Alleniamo quella che in Italia chiamano la squadra Primavera. Abbiamo iniziato da poco più di un mese e mi sto trovando benissimo. Per me è una grande gioia tornare là dove ho iniziato la mia carriera da giocatore. E sono molto felice di lavorare con Recoba che per me è come un fratello".
Com'è il Recoba allenatore?
"Guarda, io in questa esperienza ho capito che lui pensa il calcio come lo giocava e io come lo gioco io. Lui ha un modo tranquillo, io più grintoso. Siamo un bel duo, ci compensiamo".
Il tuo Uruguay da sempre sforna un numero impressionante di giocatori pur essendo un Paese da 3,5 milioni di abitanti. Com'è possibile questo?
"Ce la facciamo pure noi questa domanda. Per noi il calcio è tutto, quando uno nasce il primo regalo che fanno al bambino è un pallone. Poi certamente noi abbiamo sempre voglia di emergere, la cosiddetta garra charrua ce l'abbiamo dentro. E ci adattiamo facilmente, siamo abituati a giocare in qualsiasi squadra. La personalità dell'uruguayano è forte".
Un nome sul quale scommettere per il futuro?
"Dico Brian Ocampo del Nacional. Ha 21 anni e ha partecipato all'ultima Copa América con la Celeste"
Facciamo un passo indietro e parliamo dell'Abeijon calciatore. Il tuo nome è legato sicuramente a Cagliari. Cosa rappresenta per te?
"Cagliari è la mia seconda vita, è come se fossi sardo. Quando sono arrivato mi sono innamorato subito della Sardegna e ho avuto la fortuna di stare 8 anni lì. Mi cercavano altre squadre, io ho sempre declinato tutte le proposte e quando sono andato via l'ho fatto solo perché costretto".
Il primo caso fu a Como, nel 2003
"Mi chiama Cellino e mi dice: 'Ti mando via perché il mister non ti vuole'. All'epoca c'era Ventura allenatore. Andai così a Como, ma non mi trovai bene. Ero abituato a un altro clima e soprattutto mia figlia non si trovava bene, pertanto decisi di tornare in Uruguay. Quando avevo trovato l'accordo col Nacional, mi chiama il ds del Cagliari e mi propone di tornare".
Ventura non c'era già più
"Era stato esonerato, al suo posto Reja. Mi propongono lo stipendio minimo, ossia 1500 euro al mese. Non ci ho pensato due volte ad accettare, non tornavo per soldi ma solo per amore. Cellino mi promise che in caso di promozione mi avrebbe rinnovato il contratto per altri due anni. È stato di parola".
Il secondo addio è per l'Atalanta
"Scade il mio contratto col Cagliari nel 2006 e il presidente decide di non rinnovare. Non posso far altro, con tutto il dispiacere, di cercare un'altra sistemazione. Sono andato un anno all'Atalanta, poi sono tornato in Uruguay".
Cagliari ha avuto sempre una certa ascendenza sugli uruguayani: da Francescoli a Fonseca, da Diego Lopez a Herrera, da O'Neill a Dario Silva fino ai giorni d'oggi con Nandez
"Noi uruguayani siamo simili alla gente di Sardegna, per il modo di vivere e affrontare la vita. Sono stato a Cagliari 8 anni, ho capito come pensa il sardo e mi sono trovato benissimo. Mi è dispiaciuto vedere come ultimamente alcuni miei connazionali, come Godin e Caceres, siano stati meno fortunati e siano andati via. Personalmente sono stato benissimo a Cagliari, i miei figli, di 21 e 16 anni, sono sardi e io ho voluto che fossero sardi".
I tifosi ti chiamavano 'Il Guerriero'
"Apprezzavano la grinta che ci mettevo, davo tutto per la maglia.
Segui ancora il Cagliari?
"So tutto, ho visto le ultime partite. Quando posso lo seguo sempre, anche da Montevideo. Speriamo che uscire fuori dalla difficile situazione di classifica in cui si trova".
Che presidente era Cellino?
"Così come ti ama, ti odia. Non c'è un equilibrio, o bianco o nero. Con me si è sempre comportato bene, fino alla mia scadenza di contratto".
Il giocatore più forte con cui hai giocato?
"Senza dubbio Gianfranco Zola, il miglior italiano. In Uruguay ho giocato tanto con Alvaro Recoba e Fabian O'Neill che erano eccezionali".
Tornerai a Cagliari?
"Magari, è il mio sogno. Ho i rossoblù nel cuore e mi ritengo un uruguayano sardo".
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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