"Il derby è stata una giornata pesante e difficile, contro l’Inter ci piacerebbe qualche volta vincere mentre abbiamo perso troppe volte di fila. Tutto sommato abbiamo passato anche questa, e possiamo dire che l'Inter ha meritato questo scudetto". Paolo Scaroni, presidente del Milan, è intervenuto sul palco dell'evento organizzato da Il Foglio a San Siro: "Ho fatto i complimenti ai miei interlocutori Marotta e Antonello".
Può confermarci che Pioli non sarà l'allenatore del Milan la prossima stagione?
"No, non ve lo confermo. Il nostro allenatore è Pioli, in questo momento e fino alla fine della stagione sarà lui. Conto che Pioli ci faccia vincere le partite che vogliamo vincere per garantirci il secondo posto. Poi a fine stagione Pioli e la dirigenza faranno le valutazioni per il futuro, vorrei evitare questo tema fino a fine stagione".
Chi l'ha deluso in questa stagione?
"Non è che mi hanno deluso, ogni tanto in tribuna dietro di me trovavo la difesa del Milan. Tomori, Thiaw, Kalulu: tutti infortunati e pensavo alla difesa lì con me anziché in campo. Non è solo questo, ma è stato un ingrediente negativo della stagione".
I rapporti con Maldini?
"Non l'ho più sentito, io penso sempre che quando qualcuno guarda al proprio passato con un certo tasso di acrimonia vuol dire che non sta vivendo benissimo il presente. Mi auguro che non sia questo il caso di Maldini, a cui auguro ogni soddisfazione":
Marotta ha detto che per lo scudetto sono stati fondamentali i giocatori italiani, uno zoccolo duro…
"In generale quando Marotta dice una cosa io tendo a dargli molto credito, penso sia la persona che si intenda più di calcio in Italia. C'è del vero, avere più giocatori italiani è una cosa auspicabile. Poi bisogna trovarli, è una combinazione non facilissima. Quest'anno abbiamo riportato a casa Gabbia che si è rivelato molto utile per la nostra stagione".
Avete provato a portare la Serie A a 18 squadre, Galliani l'ha definito un tentativo rozzo.
"Andrà a lezioni di savoir-faire da Galliani. Non posso essere rozzo, me lo farò spiegare da lui che l'ha fatto tante volte con successo in passato. Andare a 18 squadre sarà un fatto di forza di gravità: avverrà perché non possiamo più continuare così e giocare così tante partite. Mette a rischio la salute dei nostri giocatori, io credo che qualcosa dobbiamo fare. Non possiamo stare lì a subire la concorrenza della FIFA, i calendari diventano insostenibili. Chiedete a Casini (presidente di Lega Serie A, ndr) la fatica che facciamo per comporre i calendari".
Come procedono le cose per il nuovo stadio?
"Abbiamo speso 40 milioni di euro per comprare i terreni a San Donato, il progetto dello stadio lì va avanti come avevamo previsto, sempre con i soliti problemi italiani. Basta che ci sia una minoranza vociante e rumorosa, che i sindaci fanno un passo indietro. Questo vale anche nel calcio. In questo progetto, il sindaco di Milano Sala ci ha chiesto di riconsiderare l'ipotesi di una ristrutturazione leggera ma soddisfacente di San Siro: WeBuild dovrà presentare una proposta entro giugno, siamo in attesa di capire cosa implichi una ristrutturazione leggera di San Siro, sia nel senso di capire cosa comporti sia di come impatti sul nostro pubblico. San Siro è un tema complicato, ci sono due squadre impegnate in competizioni internazionali: si gioca almeno una volta a settimana e conciliare questo con dei lavori è sempre stato un punto critico".
È favorevole al modello Premier?
"Io ho sempre pensato che la Lega sia sotto rappresentata in federazione. Non c'è correlazione tra il livello economico e il 12 per cento che rappresentiamo in federazione. Deve essere rivisto, altrimenti l'idea di allontanarci dalla federazione continuerà ad esistere".
Lei quando si siede in Lega calcio trova una grandissima litigiosità, rispetto ad altri ambiti in cui è abituato a lavorare.
"I consiglii assomigliano abbastanza a consigli di altre società, l'assemblea è molto più faticosa: non ci sono solo tante opinioni diverse, tutte legittime, ma molti presidenti vogliono esporre il loro pensiero molto a lungo. Ma molto a lungo".
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