Quando la trattativa Santiago Gimenez si è arenata nelle scorse ore, è stato direttamente Giorgio Furlani a entrare in scena. Ad alzare la cornetta e a contattare direttamente il Feyenoord in prima persona. L'amministratore delegato del Milan è sempre più centrale nel progetto rossonero. Nelle scelte tecniche e ora è anche coinvolto al tavolo delle trattative con gli altri club. Perché tra domanda e offerta le cifre non collimavano rispetto a quanto prospettato in prima battuta alla società di Rotterdam che si è irrigidita (per non dire infuriata) con il Milan. Così Furlani ha dovuto giocare di diplomazia e intervenire per provare a sbloccare una trattativa per la quale sono tanti i protagonisti in attesa. Nell'ordine: il Presidente del Galatasaray, l'allenatore del Galatasaray, Alvaro Morata, Francesco Camarda, Adriano Galliani, Salvatore Bocchetti, e chiaramente tutti coloro che son coinvolti nell'affare Gimenez. E poi l'Udinese e anche Lorenzo Lucca, prima alternativa per la quale i friulani e il Milan hanno parlato, tra club e con l'entourage del giocatore, già di cifre.
E dire che questo è solo un tassello della clamorosa rivoluzione del Milan a gennaio. Il club rossonero ha deciso di fatto di sconfessare tutte le scelte fatte d'estate da Zlatan Ibrahimovic e Geoffrey Moncada come guide del mercato. Il Milan è una polveriera. La Supercoppa è sembrata il momento della rinascita, invece l'arrivo di Sergio Conceicao, piuttosto che una scossa giusta per dare un nuovo assetto e futuro al club, è stato un terremoto che ha scosso l'ambiente e che ha lasciato per ora forti cicatrici. Il Milan ha troppe anime e nessun filo conduttore. Nessun punto in comune. Moncada è uno stimatissimo scout, scopritore (vero) di talento e di talenti. Ma alla guida del mercato, che comporta anche dover unire uomini e personalità, anime e caratteri, legandole in un ambiente delicato e complicato come quello di Milanello, ha fatto enorme fatica. E' vero come è vero che è in scadenza ma nella scelta di Francois Modesto come possibile nuovo direttore sportivo, c'è anche il parere di Moncada che potrebbe tornare ad avere dirette competenze solo di scouting mentre il rapporto coi giocatori, quello di collante tra tutte le componenti, sarebbe sulle spalle di Modesto.
Già, ma quel ruolo non avrebbe dovuto ricoprirlo Zlatan Ibrahimovic? In teoria, non in pratica. Era l'uomo di fiducia di Gerry Cardinale, la sensazione è che il suo ruolo in questo Milan sia sempre meno centrale. Il discorso nello spogliatoio dopo la Supercoppa non è piaciuto a staff e giocatori che hanno visto da parte del campionissimo svedese, sul campo, la volontà di mettere a disposizione davanti alle telecamere social la sua ingombrante figura senza però averla vista così presente durante tutto il percorso. E poi c'è anche una questione centrale, in tutto questo. La Champions League. Dopo il rifinanziamento del vendor loan, ovvero il prestito elargito da Elliott a Cardinale, la qualificazione europea è diventata ulteriormente una conditio sine qua non per il numero uno di RedBird. Perché è vero che Cardinale ha postposto le scadenze fino a luglio 2028, ma senza Champions mancherebbero soldi fondamentali per il progetto rossonero (mentre quello Stadio è ancora arenato). E il redde rationem a fine stagione, con figure pesanti a rischio (su tutte Ibrahimovic), è sempre più vicino.
Rivoluzione, dicevamo. C'è già stata in panchina, da Paulo Fonseca a Sergio Conceicao, l'ex tecnico del Porto ha incassato (per ora) la fiducia confermata da parte di dirigenza e proprietà. Però la violenta lite davanti alle telecamere con Davide Calabria, alcune parole forti nei confronti dello spogliatoio e di tutto il gruppo, non sono piaciute. Anche a una squadra fragile che in questo momento non ha una figura forte a livello tecnico in dirigenza a cui aggrapparsi. Da febbraio probabilmente arriverà il nuovo ds (Modesto è avanti a tutti), ma la rivoluzione sembra all'inizio. Il derby rischia di essere uno spartiacque per molti, ancora.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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