Bergamo non riesce ancora a capacitarsi della tragica morte di Riccardo Claris, il tifoso 26enne accoltellato nella notte tra sabato e domenica durante uno scontro tra tifosi. Un evento che ha scosso profondamente l’intera città, chiamata oggi a fare i conti non solo con il dolore di una perdita improvvisa, ma anche con un inquietante disagio giovanile sempre più diffuso.

IL DOLORE DELLA SCUOLA - L'eco della tragedia arriva forte anche dalle scuole bergamasche e di diversi comuni limitrofi. La mamma di Riccardo, dirigente scolastica, ha ricevuto l’abbraccio commosso dei colleghi dell’Ambito scolastico territoriale 4. Gloria Farisè, referente dei dirigenti scolastici, ha sottolineato il sentimento comune: «In un momento tanto doloroso, vogliamo far sentire la nostra vicinanza personale e professionale alla collega. Non esistono parole sufficienti a lenire una perdita così grande - si legge su L'Eco di Bergamo -, ma vogliamo ricordare Riccardo come un ragazzo brillante, studioso, che aveva davanti a sé un futuro luminoso. Il suo ricordo diventerà occasione per riflettere con i ragazzi delle nostre scuole».

L’APPELLO DELLA SINDACA CARNEVALI - Elena Carnevali, sindaca di Bergamo, ha espresso una ferma condanna verso l’accaduto e ha lanciato un appello con le sue parole a L'Eco di Bergamo, che va oltre il dolore contingente: «Questa tragedia non può limitarsi ad alimentare un'indignazione passeggera. Come amministratori, come educatori, come genitori, dobbiamo interrogarci sulle profonde ragioni di un disagio che spinge i giovani a usare violenza per motivi futili, a vedere ogni conflitto come una questione personale da risolvere con la forza».

UNA DERIVA CULTURALE DA COMBATTERE - La prima cittadina punta il dito contro la progressiva banalizzazione della violenza, alimentata anche dal mondo virtuale, dove insulti e aggressività sembrano diventati la norma: «Oggi troppi ragazzi vivono la propria identità attraverso l'aggressività e il desiderio di rivalsa. La diffusione dei social media ha creato un clima in cui la violenza è sempre più normalizzata, rendendo difficile per i giovani distinguere tra ciò che è accettabile e ciò che non lo è».

IL RICHIAMO A UNA RESPONSABILITÀ COLLETTIVA - L’amministrazione bergamasca è già al lavoro per affrontare le radici del problema attraverso uno studio affidato all’Università di Bergamo sul disagio giovanile. Tuttavia, Carnevali insiste che da soli non si possa risolvere una questione così complessa: «Abbiamo bisogno di un grande patto educativo che coinvolga tutte le forze vive della società: scuole, famiglie, associazioni, parrocchie e forze dell’ordine devono collaborare per formare un argine solido contro la violenza. Prevenire significa intervenire prima che tragedie come questa si ripetano».

L’ONDA LUNGA DI UNA TRAGEDIA - La riflazione della sindaca non si limita al contesto locale. Episodi analoghi verificatisi recentemente in diverse città italiane – Torino, Napoli, Milano, Monreale, Roma e Castelfranco Veneto – sono segnali evidenti di un fenomeno nazionale che richiede una risposta decisa e urgente.

IL SILENZIO CHE DEVE FAR RIFLETTERE - Intanto, a Bergamo regna un silenzio di incredulità e tristezza, spezzato solo dal cordoglio unanime e dalla determinazione delle istituzioni di impedire che questa tragedia rimanga un evento isolato nella memoria collettiva.

Una comunità ferita deve ripartire dalla consapevolezza che l’indignazione, per quanto profonda, da sola non è sufficiente: servono scelte coraggiose per recuperare quei giovani che rischiano di perdere definitivamente la bussola. Un compito che, oggi più che mai, interpella ognuno di noi.

Sezione: Altre news / Data: Lun 05 maggio 2025 alle 07:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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