Quello che doveva essere un semplice annuncio commerciale si è trasformato in un vero e proprio caso di studio sul rapporto tra tifoseria e logiche aziendali. L'apparizione del marchio SnaiFun sulle maglie nel match contro il Cagliari ha sancito un passaggio che va oltre il marketing: firmando fino al 2028, la società ha fatto una scelta pragmatica che però ha immediatamente polarizzato l'ambiente. Non si tratta solo di un logo in più, ma di un punto di rottura che ha costretto i sostenitori a schierarsi su due fronti opposti: i puristi, legati a un'idea valoriale del calcio, e i realisti, consapevoli che per restare in alto servono introiti, indipendentemente dalla loro provenienza.

L'IMPATTO VISIVO E LA NOSTALGIA – Il primo banco di prova è stato quello estetico, dove il giudizio del pubblico è stato severo - ne parla primabergamo.it - . L'aggiunta di un secondo sponsor sotto quello principale ha generato critiche sulla "pulizia" della divisa, con molti che lamentano un effetto "cartellone pubblicitario" tipico di altre realtà provinciali, poco consono allo status raggiunto dalla Dea. In questo contesto, il malcontento si mescola alla nostalgia: il confronto con i marchi storici del passato, espressione diretta dell'imprenditoria locale, sottolinea quanto il calcio globale stia progressivamente scollando la squadra dal suo tessuto economico tradizionale.

IL PARADOSSO ETICO – Il nodo più intricato resta però quello morale. L'operazione, perfettamente lecita grazie alla distinzione tra il sito di news/giochi e il betting vero e proprio, viene percepita da una parte della tifoseria come una contraddizione in termini. Il contrasto tra le campagne sociali promosse dal club e l'associazione, seppur indiretta, al mondo delle scommesse, ha sollevato dubbi sulla coerenza del messaggio inviato, specialmente in un territorio molto sensibile a certe tematiche sociali. Chi critica questa scelta vede nel denaro l'unico motore immobile, capace di scavalcare anche quelle barriere etiche che un tempo sembravano inviolabili.

IL PREZZO DELL'AMBIZIONE – Dall'altra parte della barricata c'è il pragmatismo di chi accetta le regole del gioco. In un'era in cui la sostenibilità finanziaria è il vero scudetto, una fetta di pubblico accoglie l'accordo come un male necessario o addirittura come un segnale di attrattività commerciale crescente. La tesi è semplice: se si vogliono i campioni e le notti europee, non si può fare troppo gli schizzinosi sulla provenienza dei fondi. È lo specchio del calcio contemporaneo, dove le vittorie sul campo si costruiscono anche accettando compromessi che, fino a qualche anno fa, avrebbero fatto storcere il naso a gran parte dello stadio.

© foto di atalanta.it
© foto di atalanta.it
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Sezione: Altre news / Data: Lun 15 dicembre 2025 alle 19:00
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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