(di Tancredi Palmeri per TMW) - Il Milan si veste di nerazzurro. E nonostante il diavolo rischi di nebulizzarsi a contatto con quei colori tipo Al Pacino che infila il dito nell’acquasantiera ne ‘L’Avvocato del Diavolo’ producendo vaporizzazione sulfurea, sarà proprio quello che accadrà mercoledì sera.
Il Milan si vestirà di nerazzurro tifando Atalanta, Berghem e mola mia. Affinché vinca il suo secondo trofeo assoluto della storia dopo la Coppa Italia del 1963. E vuoi mettere che festa in città ora che c’è la zona gialla e se si dovesse festeggiare tutta assieme la terza qualificazione Champions consecutiva e la storica Coppa Italia. E dai su Atalanta, e vincila sta coppa, pensano a casa Milan. Nessuna antipatia contro la Juventus (oddio, dopo il derby d’Italia e l’affaire Cuadrado magari un po’ sì, certo non come quegli altri nerazzurri), ma il Milan tiferà proprio Atalanta.
Cosicché arrivi allo scontro di domenica soddisfatta, festeggiante, non certo arrabbiata per il traguardo storico sfuggito di mano, di nuovo, due anni dopo la finale Lazio-Atalanta.
Oddio, è vero che l’Atalanta si gioca un traguardo storico anche domenica prossima, perché vincendo arriverebbe seconda, miglior piazzamento di sempre mai raggiunto prima nella storia. Ma insomma vuoi mettere tra l’essere l’unico contentino dopo la delusione, e l’essere invece la ciliegina sulla coppa.
In questo fine stagione di incroci surreali, Luis Suarez e la Juventus tornano a sovrapporre i loro destini.
Non più nelle aule universitarie e non ancora in quelle giudiziarie, ma sul campo di calcio, seppur per interposto campionato. Perché il gol di Suarez a un mezzo infarto dalla fine ha tenuto in vita l’Atletico e le sue speranze di titolo domenica scorsa, e dovrà farlo anche all’ultima in casa del Valladolid.
Dice: e la Juventus che vuole? Che, s’è scommessa il debito sul titolo dell’Atletico?
No, è che Andrea Agnelli s’è scommesso la possibilità di tenersi la Juve portando Zidane a Torino. E in caso di vittoria del campionato del Real Madrid le cose potrebbero complicarsi, con Florentino magari invogliato/costretto a fare il passo disperato per tenere Zizou.
In verità non dovrebbe comunque accadere, perché Zidane avrebbe già comunicato da due settimane alla squadra la sua volontà di andarsene, e dunque il passo per la Juve sarebbe solo riuscire a fargli accettare la proposta, magari da fare scivolare meglio con la vaselina della qualificazione in Champions (Uefa permettendo).
E nelle sorprese c’è forse anche che per Zhang la priorità assoluta non sono né i soldi del prestito, né il sì di Conte. O meglio, sì che sono le due priorità, strettamente legate l’una all’altra: perché con il sì di Conte rimangono anche i giocatori, e con il prestito si può ottenere il sì di Conte garantendogli quantomeno che la rosa non sarà depauperata (sul rinforzarla quello è proprio impossibile). Ma la priorità vera forse è un’altra: il tempo. Zhang è passato dall’impellenza di vendere la società a marzo con l’esigenza di trovare un’offerta, allo scartare la stessa per una differenza di 200 milioni tra domanda e offerta - che è un’ampia differenza, ma su una proposta pur sempre di 800 milioni e in un periodo di bisogno - e adesso all’accollarsi sulla controllante dell’Inter un prestito da 250 milioni con interessi da usura del 12% che sarebbero impossibili da onorare se non pensando di sborsare quella cifra a stretto giro (dove per stretto giro si intende nel giro di un annetto).
Delle due l’una: o Zhang sta bluffando, e quando si tratterà di onorare quel prestito lo farà cedendo almeno metà delle proprie azioni; oppure sa bene che potrà pagare, e semplicemente ha bisogno di tempo non per trovare i soldi, ma perché diano a Suning il permesso di tornare a spenderli nel calcio e per di più all’estero.
Perché che i soldi ci siano quello è fuor di dubbio: Suning non è il miraggio Yonghong Li, anzi è forse la proprietà economica più solida che ci sia in Serie A. Ma serve che il governo centrale cinese non blocchi più tali investimenti. Ed effettivamente dall’inverno alla primavera è cambiato che si è passati dal ‘vendere e dismettere’ al ‘ fare economia’.
Tempo. Forse Zhang ha solo bisogno di tempo, sperando di trovarne abbastanza.
Poi c’è chi ha bisogno pure dell’allenatore, tipo il Barcellona. Se ne andrà Koeman nonostante la Copa del Rey, ma spazzato via in Champions e capace di buttare la rincorsa alla Liga ciccando proprio nel momento decisivo. Del resto Koeman non è l’uomo scelto da Laporta, dunque solo il titolo l’avrebbe salvato.
Il Barça ha provato timidamente con Klopp, ma non ha ricevuto alcun feedback positivo.
Anche perché l’idea è un’altra: il ritorno del figliol prodigo Xavi. Che è appena sbarcato a Barcellona ma per le vacanze, e che una settimana fa ha firmato il prolungamento di due anni con i qatarioti dell’Al Sadd. Anche se pare il contratto preveda una clausola a favore del Barcellona, non si sa quanto onerosa.
Non rimangono molti colpi a Messi e Piqué, dunque Laporta proverà tutto con Xavi. Che non vuole bruciarsi con un progetto a metà senza fondi per rinforzarsi, ma che è anche consapevole che aspettare di allenare il Barça senza Messi sarebbe un gran peccato.
Chi invece non ha bisogno di attaccanti è chi acquisteràHarry Kane.
Il capocannoniere di Russia 2018 ha chiesto alla proprietà di essere lasciato libero quest’estate.
Stavolta il presidente degli Spurs, Daniel Levy, non si opporrà; ma fatto salvo che non abbasserà di un centesimo la cifra richiesta.
Per il a luglio 28enne si dice che Levy voglia fino a 180 milioni, e del resto come biasimarlo se solo due anni fa il Chelsea ha venduto Hazard per 140 milioni. Un prezzo che libera il campo di quasi tutte le contendenti. Il Madrid non ha quei soldi, e sicuramente non li spenderebbe per un 28enne quando il prossimo anno si libera Haaland a 75. Il PSG ci penserebbe anche, ma ha già i suoi problemi a ottenere il rinnovo di Mbappé. Rimangono in tre: Manchester United, Manchester City e Chelsea.
Lo United potrebbe permetterselo anche per ricomporre il rapporto con i tifosi, ma ha anche appena rinnovato un contratto costoso a Cavani, pur se annuale.
Quindi le altre due: Manchester City e Chelsea. Una di solito non utilizza centravanti, eppure Guardiola nel suo evolversi pare interessato a prendere un vero 9 che sostituisca Aguero - e che soprattutto veda tanto la porta; l’altra, avrebbe anche Werner che sta sbocciando, ma farebbe proprio un giro piazzando l'intermittente tedesco da altre parti così da finanziare parzialmente l’acquisto.
Soldi ne servono tanti. Tipo quelli che si vincono alzando la Champions.
E chi la alza, dentro potrebbe trovarci il faccione duro ma pacioso di Harry Kane.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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