Una settimana fa parlavamo di Messi al Barcellona che non può firmare il rinnovo. E in coda discutevamo di Superlega, di stipendi dorati, di cifre fuori da ogni logica. Oggi Valentina Vezzali, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega allo sport nel governo Draghi, ha parlato a Milano Finanza: "Il sistema calcio era in perdita già prima della pandemia, che ha avuto l'effetto di amplificare il problema. In realtà è una questione strutturale, visto che i costi sono regolarmente più alti dei ricavi. Ristori e sgravi fiscali per club e Federcalcio? Con tanti settori in difficoltà o addirittura in ginocchio, parlare di aiuti di Stato al calcio rischia di essere poco comprensibile ai cittadini".
È una verità che i club sanno benissimo. In pochi falliscono in Serie A, solamente perché qualcuno che mette i soldi lo trovi sempre. Quando non succede capita come il Parma di Ghirardi. Non paghi gli stipendi, questi si accumulano, diventa un buco impossibile da colmare, cerchi faccendieri o il Manenti di turno che poi accompagna la squadra al fallimento. La Roma negli ultimi dieci bilanci ha avuto un rosso fuoco da 390 milioni circa. È vero che 200 arrivano dall'ultimo, ma vuol dire che anche prima non era un gioco sostenibile se non pagando di tasca propria, con l'azionista di riferimento costretto a metterceli.
Può essere Fair Play Finanziario questo? L'Inter è sommersa dai debiti da anni, ora che Suning - che ha lavorato benissimo finché non c'è stata la pandemia - non può ripianare finisce in grossa difficoltà. I moloch, i grandi gruppi troveranno sempre il modo per avere nuovi capitali. C'è un'altra questione che è semplicemente incredibile. Tutti i club danno la colpa ai procuratori, a quelli che chiedono commissioni straordinarie. Per carità, ma non tutti sono Raiola che prende 27 milioni per Pogba oppure ne chiede 20 per Donnarumma o Haaland. I contratti si fanno in due, nessuno ha la pistola puntata alla tempia, i giocatori cercano di guadagnare sempre di più, i club di prendere i migliori. Ma se nessuno uscisse dal seminato, pagando milioni e milioni di ingaggio all'anno per alcune riserve - ogni riferimento alla Juventus non è casuale, ma anche l'Inter con Vidal fa così - il calcio avrebbe costi relativamente sostenibili.
C'è la necessità di spendere tutti i soldi in stipendi? L'Atalanta non fa così. La Lazio non fa così, il Napoli ha sempre guardato prima allo Scudetto del bilancio che a vincere quello vero. E sono squadre sane, che non hanno debiti insostenibili. Fanno calcio e provano a vincere, qualche volta ci riescono, spesso no. Anche perché la Juve ha cannibalizzato la A fino alla scorsa estate, ora chissà se ci sarà spazio per gli altri.
In ultimo bisognerebbe sottolineare cosa significa diminuire le squadre a 18. La Serie A è sbilanciata perché c'è chi prende 120 milioni di diritti televisivi e chi 20. Come può una squadra giocare nello stesso campionato dell'altra? Che divertimento c'è nel vedere Benevento-Crotone quando non si possono permettere giocatori forti? Cambia davvero così tanto se la Juventus prendesse 70 milioni invece che 100 nel suo fatturato? La verità è una: no. Però averne 55 al Benevento cambierebbe il mondo. Poi, come in Premier League, vincerebbe comunque chi investe di più. Ma almeno avremmo più giocatori forti, un appeal maggiore per tutta la Lega, più divertimento. Invece abbassare a 18 vuol dire dividere la torta in 2 in più. 50 milioni per 18 squadre. Cosa cambierebbe? Niente. Ma a chi chiede soldi allo stato, si inventa la Superlega per avere maggiori ricavi e continuare a spendere, andando in rosso, questo è solamente un ronzio fastidioso.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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