L’Italia respira a metà. Il sorteggio di Zurigo le regala un avversario abbordabile per la semifinale, ma le toglie subito il vantaggio più grande: l’eventuale finale si giocherà lontano da casa. Si parte con l’Irlanda del Nord, una sfida che non può fare paura a una Nazionale che ambisce al Mondiale. Poi, se tutto va come deve, arriverà il bivio più pericoloso: Galles o Bosnia. E lì, in trasferta, non si potrà sbagliare nulla.

LA DIFFERENZA CON IL 2022 – Quattro anni fa c’era l’incubo della Macedonia e, all’orizzonte, Portogallo o Turchia. Oggi lo scenario cambia ma la pressione è identica. L’Italia evita la Svezia ma non la solita “pallina maledetta”: la finale sarà esterna, nel caos di Cardiff o nella trappola calcistica di Zenica. Due ambienti che non perdonano debolezze.

LE RICHIESTE DI GATTUSO – Il ct non cerca alibi e allo stesso tempo lancia un messaggio fortissimo: «In Turchia il campionato si ferma tre giorni prima. Anche noi avremmo bisogno di trovare una data per stare insieme». Gattuso chiede uno stop o un anticipo della giornata di Serie A: una mossa rara da parte sua, proprio perché solitamente ostenta orgoglio e autosufficienza. Se chiede aiuto, significa che percepisce il peso del momento.

SEMIFINALE: LA DEA DI BERGAMO DIVENTA CASA AZZURRA – Giovedì 26 marzo si gioca a Bergamo, in uno stadio ideale per affrontare una squadra fisica e diretta come l’Irlanda del Nord. Una Nazionale che non partecipa a un Mondiale dal 1986, che vive tra Lega B e C della Nations League e che lontano da Belfast perde gran parte della sua identità.
Gattuso taglia corto: «Squadra dura, mentalità forte, ma ce la possiamo giocare». Tradotto: non è l’avversario che può farci tremare.

FINALE: DOVE SARÀ PIÙ DURA – Se tutto andrà come deve, il 31 marzo toccherà al Galles o alla Bosnia. E lì, per mille motivi, sarà una battaglia diversa.
Galles: pubblico feroce, stadio che ribolle e giocatori abituati alla Premier.
Bosnia: meno qualità ma un ambiente acceso, compatto, non semplice da espugnare.

LE FERITE DELLA NORVEGIA – Il pensiero torna ancora allo schiaffo di San Siro. «Dobbiamo riprenderci dalla figuraccia», ammette il ct. «Mi tengo il primo tempo, ma nel secondo siamo spariti. Quella sconfitta rivela le nostre fragilità».
E qui arriva la frase chiave: «Il problema non è tattico. È mentale».
L’Italia deve ritrovare coraggio, identità, e soprattutto continuità emotiva.

LAVORARE DI PIÙ, ANCHE SENZA CAMPO – Gattuso prova a immaginare soluzioni alternative - inquadra La Gazzetta dello Sport -: stage, incontri informali, cene, anche solo per guardarsi negli occhi. «Dobbiamo trovare un modo per stare insieme». Un messaggio che sembra rivolto più alla Federazione che alla squadra.

Il sorteggio non è da incubo, ma non concede margini d’errore. L’Italia comincia in casa contro una rivale battibile, ma dovrà qualificarsi in trasferta: il terreno dove, negli ultimi anni, ha smarrito molte certezze. Il Mondiale va conquistato, non atteso. Questa volta, davvero, non si può più sbagliare niente.

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Sezione: Italia / Data: Ven 21 novembre 2025 alle 09:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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