Fabio Capello parla con la franchezza di chi i Mondiali li ha vissuti da protagonista e li ha conquistati da allenatore. Le sue parole, alla vigilia del sorteggio playoff, arrivano come una radiografia impietosa ma necessaria: l’Italia di Gattuso è una squadra che deve ritrovare convinzione, identità e consapevolezza. E deve farlo in fretta. Marzo è già domani.
SCOSSA – Capello parte da un dato semplice: «Quando vado in giro, tutti mi chiedono cosa stia succedendo all’Italia». La risposta è un mix di realismo e critica. Riconosce a Gattuso il merito di aver dato uno spirito nuovo subito dopo il suo arrivo, ma ammette che la sconfitta contro la Norvegia ha lasciato ferite profonde: «Non abbiamo visto grande gioco né grande personalità. Con la Norvegia ci siamo inchinati ancora una volta e questo ci costringe a riflettere sulle nostre reali capacità».
CONVINZIONE – La chiave, secondo Capello, è mentale: «Sono partite che si vincono con convinzione, non con la demoralizzazione immediata vista a San Siro». Recuperare fiducia diventa dunque l’elemento centrale del lavoro di Gattuso. E il primo tempo contro la Norvegia, per Capello, resta un indizio positivo: «Gli ha dimostrato che la squadra può dare di più ed essere competitiva. Nella ripresa, invece, ha visto la testa della squadra. Purtroppo».
UN PAESE FRAMMENTATO – L’ex ct affonda il bisturi, in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport anche sul contesto generale: per Capello, il problema italiano è strutturale. Mancano talenti top, manca un blocco “di grandi squadre” che storicamente ha fatto la differenza. «L’Europeo vinto nel 2021 è stato un’illusione. Ora abbiamo pochi giocatori della Juventus, pochi del Milan, pochi delle grandi che creavano mentalità e spirito. Tutto dipende dalla qualità dei calciatori. E oggi ne abbiamo pochi».
Il risultato? Una Nazionale spezzata in tante identità diverse: «Ogni giocatore arriva da realtà differenti: è difficile costruire un gruppo solido».
RIVINCITA – Alla domanda sul primo avversario da sperare, Capello non ha dubbi: «Preferirei ancora la Macedonia, anche solo per rivincita». Quella notte di Palermo è nella testa di molti, «e proprio per questo c’è il famoso orgoglio». Certo, avverte Capello, c’è anche il rischio dei fantasmi: «Dev’essere Gattuso a scacciarli. Anche se il tempo è poco».
SECONDO OSTACOLO – Nella potenziale finale, invece, Capello è netto: «Eviterei la Polonia perché ha Lewandowski e noi abbiamo un problema a difendere contro i grandi attaccanti». La squadra ideale da incontrare? «Preferirei la Slovacchia».
MENTALITÀ – Poi la lezione finale, quella che solo un grande maestro può dare: «Come ci si avvicina ai playoff? Con fiducia. Bisogna che la squadra la ritrovi. Il fisico lo prepari, ma la testa è difficile. Bisogna far entrare nella testa dei giocatori la convinzione e lo spirito della maglia azzurra».
Capello non nasconde nulla: vede un’Italia fragile, senza certezze tecniche né grandi talenti, ma con una possibilità ancora aperta. Ritrovare convinzione, cancellare i fantasmi e trasformare la paura in orgoglio: è l’unica via per tornare dove siamo stati per storia, cultura e identità. Al Mondiale.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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