Il tempo delle parole è finito. Per Antonio Conte e per il suo Napoli adesso contano soltanto i fatti, quelli che possono ribaltare una stagione rimasta a metà tra emergenze, tensioni e un’identità mai del tutto trovata. L’eco dello sfogo di Bologna è rimbalzato ovunque, ma ha avuto un effetto inatteso: ha ricompattato tutto. La piazza, la squadra e soprattutto il club, che ha scelto la linea del sostegno totale al suo allenatore. Ora resta una sola strada: rientrare in carreggiata e cominciare a farlo subito, sabato contro l’Atalanta.
LA SOCIETÀ – Il primo segnale di inversione l’ha dato Aurelio De Laurentiis. Lo ha fatto “alla sua maniera”, attraverso una serie di messaggi social che hanno abbracciato l’uomo Conte prima ancora del tecnico. Una mossa dal peso specifico altissimo, recepita dallo spogliatoio come un invito alla responsabilità collettiva: basta orticelli, basta alibi. Il club è compatto, e questo non lascia più scuse.
CONTE – Conte ha apprezzato il gesto e ora torna a muoversi nella modalità che lo contraddistingue: silenzio, lavoro, idee. Aspetta il rientro dei nazionali per parlare alla squadra e provare a toccare di nuovo testa e cuore di chi si è smarrito. È convinto che la chiave sia nella metodologia, in quella cultura del sacrificio che un anno fa portò lo scudetto. Il suo piano è chiaro: ritrovare l’anima del gruppo e rimettere la squadra sui binari giusti.
LE NUOVE RISORSE – L’emergenza resta enorme e non svanirà in poche settimane. De Bruyne e Anguissa torneranno solo a febbraio e questo rende obbligatorio trovare risorse alternative. Ed è qui che la sosta ha prodotto qualche segnale incoraggiante. Gutierrez ha dato risposte convincenti, Elmas si è rimesso in marcia e può diventare fondamentale in una mediana che ha perso peso e inventiva.
Conte - scrive La Gazzetta dello Sport - aspetta anche il vero Neres, quello dello scorso inverno, lo stesso che saltava l’uomo con naturalezza e cambiava le partite in velocità. L’ultimo gol risale al 4 gennaio: troppo poco. Ed è troppo poco anche quello visto finora da falsi nove improvvisati, eccezion fatta per l’exploit contro l’Inter. Poi c’è Lukaku, pronto a rientrare e ad assumere il ruolo che Conte gli affida da sempre: uomo di riferimento tecnico, tattico ed emotivo nei momenti più difficili. Una sceneggiatura che sembra scritta apposta.
IL GIOCO – Il nodo più urgente però riguarda la brillantezza. Il Napoli sta correndo, ma corre male: fatica a recuperare alto, verticalizza poco, tiene troppo palla in orizzontale. Il motore va riacceso, gambe e testa vanno liberate, perché il gioco contiano vive di ritmo, pressione e ripartenza immediata. Tutto ciò che nelle ultime uscite è mancato clamorosamente.
IL MARADONA – Per riuscirci, Conte sa che potrà contare sul Maradona. Nel 2025 gli azzurri non hanno ancora perso in casa e il fortino di Fuorigrotta diventa di nuovo una certezza emotiva, prima ancora che tecnica. La spinta dello stadio sarà fondamentale per scacciare i cattivi pensieri, ritrovare serenità e ridisegnare le classifiche.
LE PROSSIME TAPPE – Atalanta, Qarabag, Juventus e Roma: il calendario non fa sconti, ma offre anche un’opportunità gigantesca. Fare risultato contro bergamaschi e azeri rimetterebbe gli azzurri in corsa sia in campionato sia in Europa, dove il pass per i playoff è ancora aperto.
Conte ha lanciato il suo messaggio: «Amma faticà». È un mantra che torna d’attualità, forse più che mai. Il Napoli si è compattato, la società ha dato una direzione, il Maradona farà il resto. Ora serve solo una cosa: rimetterci il cuore.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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