Arrigo Sacchi non cerca scuse e non usa giri di parole. Dopo il pesante 4-1 subito dalla Norvegia, l’ex commissario tecnico azzurro vede un’Italia fragile, impaurita e lontana dagli standard necessari per affrontare i playoff di marzo. Il suo messaggio è netto: senza lavoro, senza umiltà e senza un momento di ricompattamento, il rischio di un nuovo disastro è reale.

ERRORI – Sacchi parte da ciò che lo ha colpito di più: la qualità del crollo. «Ho visto errori individuali e collettivi che non si possono commettere a questo livello», spiega ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Difensori girati di spalle, marcature perse, impostazioni sbagliate, letture tardive. «Così non si va lontano», avverte, convinto che la squadra si sia «spaventata» dopo l’1-1, perdendo fiducia e identità.

UMILTÀ – Per rimettere insieme i pezzi serve una presa di coscienza: «Qui bisogna partire dai concetti-base, come un maestro che insegna l’alfabeto ai bambini». E avverte chi parla di moduli e accorgimenti tattici: «Il problema non è quello. Senza i fondamentali, non si costruisce nulla».

STAGE – La sua proposta è concreta: «Serve uno stage a Coverciano prima dei playoff». Due o tre giorni per ricompattare il gruppo, lavorare sulle distanze, sulle uscite palla, sulle marcature. Ma Sacchi è scettico: «I club si opporranno. In Italia prevalgono gli egoismi. Ricordo bene le battaglie di quando ero CT».

GATTUSO – Su Gattuso, invece, il giudizio è limpido: «Ha vinto cinque partite su sei e ne ha persa una contro una squadra più forte. Rino dà tutto, ci mette l’anima. A lui bisogna solo dire grazie». Ma avverte: sarà il gruppo a dover fare un esame di coscienza.

PLAYOFF – Le incognite non mancano: «Quattro sberle così non aiutano l’ambiente. La squadra non è strutturata per reggere pressioni enormi». Per questo, servono tranquillità, poche polemiche e massima compattezza: «Di tutto abbiamo bisogno, tranne che di tensioni».

GIOCO – Se c’è un appiglio, per Sacchi, è uno solo: «Il gioco». Non i singoli, non le individualità, ma i meccanismi collettivi: raddoppi, distanze, compattezza, linea corta. «Nel secondo tempo ci siamo allungati, e la Norvegia ci ha infilato ovunque. Se non sei compatto, finisci schiacciato».

Sacchi, pur preoccupato, chiude con fiducia: «Io mi fido di Gattuso. Lui lo sa, provvederà. I giocatori lo seguano, e noi tifosi creiamo un ambiente positivo. Solo così possiamo pensare di qualificarci». Un messaggio urgente, diretto, quasi un ultimo avvertimento: il tempo è poco, gli errori non sono più ammessi.

© Riproduzione Riservata

Sezione: Italia / Data: Mar 18 novembre 2025 alle 09:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
vedi letture
Print