MONTENEGRO U21 -ITALIA U21 1-4
37' Mrvaljević, 42' Pisilli, 60' Dagasso, 64' Camarda, 74' Fini
Dopo il passo falso in Polonia serviva un segnale forte, qualcosa che riportasse l’Italia Under 21 dentro la corsa qualificazione con la forza delle idee, della testa e del gioco. A Niksic, sotto una pioggia battente e su un campo che definire pesante è un eufemismo, è arrivata una vittoria che vale molto più dei tre punti. Perché gli Azzurrini non solo hanno reagito all’imprevisto, ma lo hanno fatto ribaltando la gara con continuità, qualità e carattere. Una prestazione che rilancia il percorso di Baldini e restituisce entusiasmo.
LA PARTITA – L’Italia parte con l’assetto annunciato, adattato alle assenze. Fortini sostituisce Palestra sulla destra, Fini prende il posto di Koleosho e Cherubini trasloca a sinistra. L’atteggiamento però resta lo stesso: pressione alta, campo occupato con idee chiare, ricerca della manovra anche quando il terreno, zuppo d’acqua, la rende un’impresa. Dopo un avvio controllato, arriva il primo brivido: Miranovic centra una traversa clamorosa da fuori area. Un segnale, non una crepa. L’Italia continua a spingere, allarga il gioco, prova a trovare profondità con le mezzali e costruisce tre occasioni limpide. Una mezza rovesciata di Mane, un inserimento di Pisilli e uno schema su punizione che libera Camarda per il tocco di Fini. Il gol sembra nell’aria, ma la partita prende una piega scomoda: Bartesaghi scivola, Mrvaljevic scappa via, resiste al rientro e batte Nunziante. Montenegro avanti, del tutto immeritatamente.
La reazione dell’Italia è immediata. Pressione alta, un altro angolo conquistato e il solito istinto di Pisilli: mischia, pallone vagante, zampata vincente. È l’1-1, è il quarto gol del romanista in queste qualificazioni, è il segnale che la squadra ha già lasciato alle spalle la delusione di Stettino.
IL SECONDO TEMPO – Quando riprende la pioggia, riprende anche l’Italia. Aumenta la pressione, alza il ritmo, sceglie di giocare nella metà campo avversaria con un coraggio che il campo non premia, ma esalta. Camarda ci prova in percussione, Pisilli due volte da fuori. Il Montenegro fatica, retrocede, si sgretola. E allora arriva il sorpasso. L’azione nasce ancora da Fini, straordinario per iniziativa e pulizia tecnica. L’ala del Genoa scappa via, sterza, appoggia su Dagasso, Cherubini gli restituisce palla di prima e il pescarese anticipa il portiere sul primo palo. È il 2-1, è l’azione tipo del calcio verticale e coraggioso che Baldini chiede e insegna. Passano pochi minuti ed esplode anche Camarda. Fini lo serve centralmente, il classe 2008 protegge la palla, dribbla Dakic e piazza un destro all’angolino. Quattro gol in quattro partite, numeri che raccontano un predestinato. Il Montenegro non ci capisce più niente, l’Italia sente di avere in mano l’inerzia e continua a spingere. Il 4-1 è la fotografia della serata: ancora Fini, ancora pressione alta, ancora una giocata di qualità su un campo dove normalmente si sopravvive. Recupero alto, sinistro secco, pallone sotto la traversa. Gol pesante, gol che vale il triplo per difficoltà e importanza. Gli ingressi di Zeroli, Faticanti, Venturino, Cissé e Idrissi aggiungono energia e chiudono una partita che, oltre al risultato, porta in dote una consapevolezza nuova: questa Italia sa soffrire, sa reagire e sa dominare.
Il primo posto resta della Polonia, ma gli Azzurrini restano pienamente dentro la corsa. La vittoria di Niksic è un manifesto: gioco, coraggio, un’identità chiara e la capacità di ribaltare il destino quando tutto sembra inclinato. Baldini aveva chiesto un rimbalzo emotivo. La squadra gli ha risposto con una delle prestazioni più convincenti del suo ciclo. Ora sì, l’Italia può tornare a guardare avanti.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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