Paolo Maldini torna a parlare. Lo fa con misura, come sempre, ma senza evitare i nodi del calcio italiano: la Nazionale che trema per il Mondiale, un campionato in trasformazione, il derby alle porte e un pensiero speciale per Daniel, oggi all’Atalanta, dove ritrova l’allenatore che lo aveva esaltato al Monza.
DANIEL E L’ATALANTA – Maldini è convinto che l’arrivo di Palladino possa essere la chiave di volta per suo figlio Daniel: «Speriamo. Con lui al Monza ha fatto vedere il meglio. Ha bisogno di giocare». È un auspicio che suona come una richiesta velata all’ambiente nerazzurro: valorizzare un talento che non ha ancora espresso tutta la sua luce.
MILAN – Maldini ammette con eleganza che parlare del suo Milan non è mai semplice dopo l’addio traumatico della scorsa stagione. Si limita a osservare che la classifica attuale è “migliore rispetto al passato”, lasciando intendere una certa soddisfazione, seppur trattenuta.
ITALIA – Sul Mondiale il suo augurio sa di speranza e appartenenza. «Speriamo di andarci, soprattutto per i ragazzi che non hanno mai visto l’Italia al Mondiale. E anche per Rino». Maldini non nasconde, ai microfoni di TMW, la sua stima per Gattuso: «Quando lo hanno scelto ho pensato fosse l’idea giusta. Incarnare lo spirito della Nazionale è esattamente ciò che serve».
LA FORZA DELLE NAZIONALI – Maldini frena i giudizi catastrofici sulla qualità del movimento italiano, ricordando che il calcio mondiale è cambiato: «Ho visto un tempo di Germania-Lussemburgo e sembrava incredibile, ma il Lussemburgo ha dominato. Le altre nazionali crescono e noi dobbiamo tenere il passo». È un modo per dire che il gap non nasce solo da limiti interni, ma da una competizione che si è allargata come mai prima.
IL DERBY – Alla vigilia della sfida tra Milan e Inter, Maldini invita alla prudenza: «I derby non determinano mai una stagione. Ne abbiamo persi molti e abbiamo vinto il campionato. Poi abbiamo ripreso a vincerli e le cose non sono andate bene». Una verità lucida, figlia dell’esperienza di chi quel campo lo ha vissuto come pochi.
PIOLI E FIORENTINA – Sull’epilogo dell’avventura viola di Pioli l’ex capitano parla con sincerità: «Un peccato. Non è facile riuscire a capire cosa sia successo. Firenze non è un ambiente semplice, ma speravo facesse bene».
VOCI DI MERCATO – A chi gli chiede se abbia saputo delle voci che lo volevano come nuovo direttore sportivo della Fiorentina, Maldini sorride: «Me l’ha detto mio cugino che vive qui. Io non ne sapevo nulla. Per me, in Italia, c’è solo una squadra». Una dichiarazione che elimina ogni dubbio: nessuna tentazione viola, nessun progetto italiano. «Vale anche per l’estero», aggiunge, quasi a chiudere la questione.
CONTE – Sul tema Napoli Maldini è netto: «Conte è sotto pressione, ma lo è da sempre. È il suo modo di vivere il calcio». E sulle possibilità scudetto indica tre favorite: Inter, Juventus e Napoli, con il Milan che «se manterrà questa classifica, potrà provarci».
LE BANDIERE – Le sue parole sull’identità del calcio moderno sono un manifesto nostalgico ma realista: «Le bandiere esistono meno perché il calcio è più aperto agli stranieri, e lo stesso vale per i giocatori». Un mondo cambiato, inevitabilmente.
Maldini parla come ha sempre giocato: senza eccessi, senza rumore, ma con sostanza. Tra Nazionale, Serie A, Milan e Atalanta, le sue parole raccontano un calcio che cambia, un’Italia che deve ritrovarsi e un figlio che merita di sbocciare. In fondo, nel mondo Maldini, nulla è mai lasciato al caso.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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