La platea del trofeo “Italo Galbiati” diventa per Tony D’Amico una sorta di specchio: un momento per guardarsi dentro, ricordare le radici e fissare la direzione del presente. Il direttore sportivo dell’Atalanta parla di valori, di educazione sportiva, di ciò che significa costruire un club. E poi affronta la stagione in corso, il passaggio da Juric a Palladino e le ambizioni europee.

VALORI – Le prime parole di D’Amico arrivano dal palco del Galbiati e hanno il tono di una lezione tramandata. «È stato bellissimo poter ascoltare grandi personaggi che hanno fatto la storia del calcio italiano, mi hanno trasmesso i valori di Italo Galbiati», afferma. E aggiunge: «Quando noi pensiamo a cosa fare con i nostri ragazzi, dobbiamo trasmettere i valori che abbiamo avuto dai nostri vecchi allenatori e dai dirigenti che ci hanno illuminato con quanto fatto. Partirei da questo, per far tornare la gioia ai nostri ragazzi di andare al campo e far venire loro la gioia di andare al campo».

Quando gli chiedono quale sia stato il suo personale “Galbiati”, D’Amico non ha dubbi: «Io ho avuto la fortuna di far parte del settore giovanile dilettantistico, il Renato Curi di Pescara. È stato molto importante per me. Se oggi sono dirigente lo devo ai valori imparati in quel contesto».

CONDIVISIONE – Poi, ai microfoni di Sky Sport, il ds allarga il discorso alla dimensione collettiva del suo premio: «Quando si ricevono i premi, vanno condivisi con tutta la società, con la squadra, con Gasperini: la scorsa stagione è stata una grande stagione, abbiamo sognato qualcosa di inimmaginabile, però alla fine è andata bene così. Abbiamo riconquistato la Champions League e quest’anno cercheremo di difenderla».

JURIC – D’Amico non aggira il tema più delicato: il divorzio da Ivan Juric. «Se abbiamo dovuto cambiare allenatore dopo quattro mesi, qualcosa non è andato», riconosce. Non una polemica, ma una constatazione lucida. «Su Juric c’è grande dispiacere, però siamo a stagione in corso e dobbiamo guardare avanti. A fine anno saremo più lucidi e freddi nel capire cosa non è andato bene».

PALLADINO – Il ds nerazzurro non nasconde che Palladino fosse già stato sondato in estate. «È arrivato con grande entusiasmo», racconta. «Ne abbiamo bisogno per ricaricare i ragazzi, sapendo che sabato affrontiamo i campioni d’Italia e non sarà facile. Però noi dobbiamo ragionare da Atalanta».
Parole che suonano come una dichiarazione programmatica: identità, coraggio, futuro.

KRSTOVIC – Il finale è dedicato a uno dei giocatori più discussi di questo avvio di stagione. «Lui, come tutti, sta vivendo alti e bassi», ammette D’Amico. «Una buona Champions e un trend negativo in campionato, siamo fiduciosi di poter tornare competitivi».

Le parole di D’Amico raccontano una società che non perde la propria rotta, neppure nei passaggi più delicati. L’Atalanta è chiamata a ripartire subito, e Palladino rappresenta la scintilla che può restituire freschezza emotiva e ambizione. Con la solita bussola che a Zingonia non cambia mai: identità, lavoro e valori.

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Sezione: Interviste / Data: Mer 19 novembre 2025 alle 07:15
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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