Quando il mercato si scalda, il termine «plusvalenza» torna a dominare le prime pagine dei giornali sportivi e i bilanci dei club. Da operazioni straordinarie sono diventate una necessità per le società di calcio, e tra queste c’è chi è riuscito a renderle un marchio di fabbrica: l’Atalanta di Antonio e Luca Percassi e Pagliuca. Non solo affari ben riusciti, ma un modello da seguire per sostenibilità finanziaria e crescita sportiva.

LA CHIAVE DEL SUCCESSO – Negli ultimi dieci anni i club di Serie A hanno registrato complessivamente ben 5,6 miliardi di euro in plusvalenze, con una media annuale di circa 565 milioni. L'Atalanta è tra le società italiane che maggiormente ha sfruttato questa leva finanziaria: acquisti mirati, valorizzazione tecnica e tempestività nelle cessioni hanno permesso ai nerazzurri di crescere in modo sostenibile, consolidandosi stabilmente tra le big del calcio italiano.

IL METODO PERCASSI – La plusvalenza non è la semplice differenza tra il prezzo di acquisto e quello di cessione di un giocatore, ma si calcola tenendo conto del valore residuo del cartellino. Per esempio, se un giocatore viene acquistato a 10 milioni con contratto quinquennale, ogni anno pesa per 2 milioni sul bilancio. Dopo un anno il suo valore residuo è di 8 milioni: vendendolo a 20, la plusvalenza reale sarebbe di 12 milioni. Un meccanismo noto all’Atalanta, che negli ultimi anni ne ha tratto enorme beneficio finanziario.

GLI AFFARI NERAZZURRI – L’Atalanta ha saputo inserirsi perfettamente in questa dinamica, trasformando giovani talenti in vere e proprie miniere d’oro. Basti ricordare il recente caso di Rasmus Højlund, ceduto al Manchester United per circa 75 milioni con una plusvalenza straordinaria di quasi 60 milioni di euro, o quello di Amad Diallo, ceduto sempre ai Red Devils per una plusvalenza vicina ai 40 milioni. E ancora Cristian Romero al Tottenham e, ultimissimo, il caso emblematico di Mateo Retegui, volato in Arabia Saudita generando una plusvalenza stimata attorno ai 45 milioni di euro.

IL PESO DELLE PLUSVALENZE – In Serie A - scrive Calcioefinanza.it -, nel 2023/24 le plusvalenze hanno generato 630 milioni di euro, rappresentando la terza principale fonte di ricavi (circa il 18,4%) dietro diritti televisivi e ricavi commerciali. Negli anni pre-pandemia, erano arrivate a valere addirittura il 24% del totale (stagione 2016/17). L’Atalanta, con il suo modello virtuoso, è riuscita a mantenere alta la competitività tecnica ed economica proprio grazie a questa strategia.

OPERAZIONI RECORD IN SERIE A – Tra le maggiori operazioni in Italia spiccano quelle storiche della Juventus (Pogba e Zidane) e del Napoli (Higuain e Cavani). In tempi recenti, l’Inter con Lukaku al Chelsea (66,8 milioni), la Roma con Alisson al Liverpool (57,6 milioni), e il Napoli con Jorginho al Chelsea (59,7 milioni) hanno contribuito a tenere altissimo il livello delle cessioni record. L’Atalanta, con Højlund e Diallo, è entrata ormai stabilmente nel club delle società che incassano cifre record dalle cessioni.

La domanda ora è: può l’Atalanta continuare così, mantenendo equilibrio tra ambizioni sportive e bilancio? Il modello funziona, ma richiede grande attenzione e una capacità di rinnovarsi continuamente. Il recente addio a Retegui, pur economicamente vantaggioso, obbliga ora il club a trovare rapidamente un sostituto all’altezza, per non indebolire la squadra in vista anche della nuova partecipazione alla prossima Champions League.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 14 luglio 2025 alle 17:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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