Da Bergamo ai palchi più prestigiosi d’Italia, passando per Los Angeles e le vette del mondo. È una vita a volume alto quella di Davide Locatelli, pianista e compositore classe 1992 capace di trasformare il pianoforte in un laboratorio di energia e contaminazioni. Tra un Guinness World Record, una carriera internazionale e una dichiarata passione per il calcio, Locatelli torna a far parlare di sé: da domani, 29 ottobre, aprirà il tour dei Modà, al via da Padova e in calendario nei principali palazzetti italiani.
Domani parte il tour con i Modà: che emozioni provi?
«Per me è un onore enorme aprire i concerti di una band che ha scritto pagine fondamentali della musica italiana - confida, in esclusiva, ai microfoni di TuttoAtalanta.com -. È un’esperienza importantissima per la mia vita. Kekko Silvestre ha creduto in me e nel mio progetto, dandomi la possibilità di esibirmi prima dei suoi concerti, davanti a migliaia di persone. È la prima volta che mi confronto con un pubblico così grande: sarà una bella sfida».
Cosa porti sul palco?
«Sul palco arriva il vero Dave: energia pura, pianoforte “alternativo” e nessuna regola. Voglio spazzare i confini della musica e portarvi in un viaggio futuristico. Sarò me stesso al 100%, con tutta la mia innovazione pianistica e una sorpresa: il mio nuovo singolo “Kaylo”. È una parola senza significato preciso, creata per rappresentare qualcosa di completamente nuovo, come il suono del brano: fusione di pianoforte, elettronica e metal, tre mondi opposti che diventano un’unica lingua sonora. È la colonna sonora di una nuova era musicale che nasce dall’incontro tra le mie radici classiche e le influenze assorbite in America, tra club elettronici, sonorità metal e la cultura del sound design moderno».
Precede un nuovo album?
«Ci sto lavorando, ma non ci sono ancora date di pubblicazione».
Un paio d’anni fa ti sei trasferito a Los Angeles. La California è la tua nuova dimensione?
«Sicuramente. Per me rappresenta un’occasione di crescita del progetto musicale. In Italia ho fatto tutto quello che dovevo fare; in altre parti del mondo noi musicisti strumentali siamo spesso più apprezzati che nel nostro Paese. Cercherò di togliermi le mie soddisfazioni negli Stati Uniti, poi tornerò in Italia».
Per un pianista che esce dai canoni accademici è stato più facile emergere negli USA o le difficoltà sono le stesse?
«Come sempre, ci sono pro e contro. Dall’altra parte del mondo tutto è più grande e la competizione è più alta; però se offri un prodotto unico, ottieni il giusto risalto».
Tu quando hai iniziato a suonare?
«A tre anni».
E quando hai capito che poteva diventare la tua strada?
«All’inizio non ero un grande fan del pianoforte, ma mio padre ci ha sempre creduto. A 12/13 anni sono arrivati i primi concorsi e le prime vittorie: lì ho preso fiducia e ho iniziato a crederci. Mi sono diplomato in pianoforte al Conservatorio Campiani di Mantova e, in parallelo, in Scienze Umane al liceo Falcone di Bergamo. Non è stato facile, ma ho avuto tanto supporto dalla mia famiglia».
Il tuo nome ora è legato anche all’ASD Almè Calcio, impegnata in Promozione, di cui sei team manager. Come nasce questa collaborazione?
«Oltre alla mia attività da pianista, da 6-7 anni ho fondato la mia agenzia di comunicazione, la Dave Locatelli Agency, con sede a Los Angeles. In questi anni abbiamo aiutato molte realtà, anche internazionali, a far crescere il loro business digitale. Da qui l’idea dell’Almè Calcio di affidarmi la gestione comunicativa della prima squadra, per alzare l’asticella nel panorama bergamasco: direi che in questi mesi se n’è parlato parecchio».
L’idea è unire competenze comunicative e visione moderna del calcio. Su cosa hai puntato per promuovere una realtà locale come l’Almè?
«Ho lavorato sull’identità, legando il digitale a personaggi che portano visibilità. Elisabetta Canalis è un’amica: vive a Los Angeles, le ho parlato del progetto e ne è diventata testimonial. Poi la scelta di inserire in rosa giocatori con esperienza nelle categorie maggiori, come Adriano Ferreira Pinto e Diagne Fallou, con presenze in Serie A, Bundesliga, Ligue 1 e nelle Nazionali. Il messaggio era: dare una scossa al calcio provinciale e dimostrare che l’“impossibile” può diventare possibile».
E poi il colpo Off Samuel: creator da oltre un milione di follower e “Pallone d’oro di YouTube Italia”. Mosse di marketing che hanno portato tanti ragazzi allo stadio.
«Non era preventivato: è stata una novità anche per noi. L’avevamo invitato alla presentazione: ci è piaciuto molto, anche umanamente, e abbiamo deciso di aiutarlo nel recupero dall’infortunio aggregandolo alla squadra. Quando sarà pronto, parlerà in campo; nel frattempo il pienone alla domenica è anche merito suo».
Ti capita di andare a vedere le partite dell’Almè?
«Quando sono in Italia non ne perdo una».
Il campionato non è iniziato bene: dopo 7 partite l’Almè è ultima a 4 punti.
«Siamo partiti come un diesel. Subito bene in Coppa, poi l’eliminazione — a mio avviso immeritata. In campionato facciamo fatica: abbiamo messo insieme una squadra completamente nuova, con tante nazionalità (americani, senegalesi, brasiliani) e anche un problema di lingua. Ma i conti si fanno alla fine: siamo nella fase conclusiva della costruzione e sono certo che la squadra dirà la sua».
Sono previste ulteriori novità?
«Sì: l’Almè è un cantiere aperto - racconta Locatelli -. Non ci piace l’ordinario: abbiamo una visione fuori dagli schemi, a volte non immediata da comprendere. È un momento difficile, ma restiamo positivi e uniti, con fiducia nel progetto condiviso con il presidente Bruno Crotti e il vice Cristian Gasparini».
È vero che nei progetti futuri c’è anche un reality sul calcio, stile “Campioni”?
«Diciamo che non sono solo voci. Ma prima serve dimostrare sul campo il valore della squadra; poi potremo pensarci. È uno degli obiettivi annuali, ma è legato ai risultati sportivi».
In California conoscono l’Atalanta?
«Negli USA non si parla molto di calcio: è nato come sport femminile e ora sta crescendo anche tra gli uomini, ma con basket, football, baseball e hockey davanti è ancora considerato minore. Gli stadi si stanno riempiendo grazie ai grandi nomi in MLS: è un processo, serve tempo».
Da super tifoso milanista, che impressione ti ha fatto il Milan?
«Per me il Milan è candidato allo scudetto: non ha l’impegno della Champions e può concentrarsi su campionato e Coppa Italia. L’arrivo di Massimiliano Allegri — dopo il titolo 2010 — può solo fare bene. Vedo Napoli e Milan favorite per il campionato».
E l’Atalanta?
«La vedo un passo indietro rispetto agli ultimi anni: non solo per l’addio a Gasperini, ma anche per alcune scelte sui giocatori. Non è la “trita-squadre” di qualche stagione fa. Resta una squadra di provincia che ha fatto cose incredibili, ma confermarsi ogni anno è dura. Penso comunque possa arrivare nei primi cinque».
Quando parli di scelte sui giocatori, a cosa ti riferisci?
«Se hai in rosa il capocannoniere della Serie A e lo lasci andar via per un’“avventura all’estero”, non è mai positivo. Ho seguito anche il caso Lookman: troppe polemiche. Ora è stato reintegrato, ma simili situazioni non fanno bene allo spogliatoio. Lo vedo anche nel mio piccolo: ne va della serenità del gruppo, e in Serie A fa la differenza».
A quale giocatore del Milan l’Atalanta dovrà stare più attenta?
«A Pulisic, se fossero tutti a disposizione: sarebbe il primo da marcare. Nella situazione attuale, l’imprevedibilità di Leao resta l’arma più sorprendente del Milan 2025/26».
Sarai allo stadio: che partita ti aspetti?
«Sì, ci sarò. Non mi aspetto un Milan dominante: credo in una gara studiata perché l’Atalanta, in casa, è un avversario difficilissimo, con una tifoseria tra le più calde in Italia. Mi aspetto un match intelligente. E non dimentico il 5-0 subito: quel ceffone suonò la riscossa del Milan, che poi con Pioli e Ibrahimovic vinse il campionato 2021/22».
Chiudiamo con la musica: dopo il tour dei Modà, progetti legati a Bergamo?
«Per ora no. Vivo di progetti: adesso penso a fare bene questo tour. Poi mi fermerò un attimo e vedrò cosa può portare il 2026».
Tra Italia e California, Davide Locatelli continua a muoversi sulla stessa linea: quella della passione. Un’energia che si riflette tanto nelle note quanto nei progetti, sempre proiettati in avanti, mai fermi, come il ritmo della sua musica. Se il 2025 si chiude con il tour dei Modà, il nuovo anno promette di aprirsi — ancora una volta — all’insegna dell’innovazione e dell’imprevedibilità, marchio di fabbrica del pianista rock di Valbrembo.
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