Direttore di Terzo Tempo Sport Magazine e voce del podcast “Terzo Tempo Dea” (ogni giovedì alle 18, con Giambattista Gherardi), Ezio Pellegrini analizza, in esclusiva ai microfoni di TuttoAtalanta.com, il momento dell’Atalanta all’indomani del pareggio con lo Slavia Praga: una prestazione che certifica la crescita sul piano del gioco, ma anche la difficoltà nel tradurre la mole offensiva in gol e nel ritrovare continuità, nonostante il rientro graduale degli infortunati.
Partiamo dalla partita con lo Slavia Praga?
«Ha evidenziato un problema: si costruisce tanto ma la palla non entra. Va capito il perché. La qualità individuale c’è, ma quando serve trasformarla in gol manca sempre qualcosina. Ammetto che mi è venuta nostalgia di Retegui: quando gli davi un pallone, lo trasformava in rete. Krstovic ha avuto due occasioni colossali e non le ha sfruttate, e non è la prima volta: era già accaduto in campionato. Non concretizza le palle che i compagni gli mettono a disposizione. L’anno scorso è stato il primo giocatore in assoluto per tiri in porta, ma non basta: deve fare gol. Sulemana è bravissimo, ha spunti e velocità, però sul filtrante di De Ketelaere davanti al portiere si è allungato troppo la palla e l’azione è sfumata. Sono dettagli tecnici che pesano. Perfino Ederson, che ha un tiro incredibile, stavolta è mancato. Adesso che l’emergenza sta rientrando, l’assenza del gol è un problema vero: si rischia di lasciare per strada punti che a fine stagione potrebbero risultare decisivi per Champions, Europa League, ottavi diretti o playoff».
È un tema di lucidità o di qualità? Krstovic non è da Atalanta?
«Quando se n’è parlato, io ero favorevole: poteva essere l’uomo giusto. In assenza di Scamacca — che va aspettato per rivederlo al livello che conosciamo — Juric ha due strade: Krstovic o Lookman centravanti. Ma Lookman lì rende meno: è un esterno. È anche cambiato il gioco: con Gasperini si riempiva l’area con tanti uomini; oggi l’Atalanta ci arriva spesso con verticalizzazioni perché c’è più attenzione alla fase difensiva e il baricentro è più basso. Si rischia meno dietro, ma per concretizzare devi percorrere più metri e potresti arrivare nell’area avversaria meno lucido. Sono scelte dell’allenatore. Le alternative? Il Maldini visto finora non mi pare ancora all’altezza del campionato né della Champions, ma aspettiamo qualche partita prima di giudicare».
Nota positiva della notte di Champions: il rientro di Scamacca.
«Importante, ma non è al 100%. Va rimesso in ritmo. Non ha fatto male, e pure lui ha avuto un paio di occasioni non sfruttate. Va riconosciuto anche il merito agli avversari e ai portieri. Resta il fatto che si produce tanto e spesso i tiri finiscono fuori dallo specchio. Quella, almeno, va centrata: aggiustiamo il tiro».
Lo Slavia era l’avversario più abbordabile del girone? Questo pareggio può compromettere il passaggio del turno?
«No, non lo compromette. Lo Slavia, pur in emergenza, mi è sembrata squadra di mestiere, molto aggressiva. Qualcosa ha concesso, ma non è un materasso. Tutti giudicavano il girone “semplice”, ma l’Union Saint-Gilloise è prima nel suo campionato e il Club Brugge l’anno scorso ci ha fatto male. Poi arrivano Marsiglia ed Eintracht Francoforte: magari lì fai risultato. Con quattro punti non stai male: se l’obiettivo è gli ottavi, si può fare. Serve una quadra e, magari, un pizzico di fantasia in più. Non abbiamo ancora visto la valorizzazione di Samardzic e l’esplosione di Lookman, che deve tornare letale. Aspettiamo: non sono disfattista».
Condividi Juric quando dice che tutta la rosa ha ancora margini di miglioramento?
«Sì, in tutti i reparti. Nell’emergenza abbiamo visto Ahanor e Bernasconi fare benissimo, ma non hanno l’esperienza di un Kolasinac o di uno Zalewski. Avere Kolasinac, in partite fisiche come quella con lo Slavia, è prezioso: sa contrasto e presenza».
Chi ti è piaciuto di più e chi meno finora?
«De Ketelaere mi sta piacendo molto. Sulemana mi ha sorpreso, ma deve diventare più concreto. In difesa Ahanor diventerà, secondo me, un top player: ha 17 anni e gioca con la sicurezza di un veterano. Bernasconi ha ottime prospettive. Ho visto un miglioramento impressionante di Carnesecchi con i piedi: a inizio stagione scorsa faticava nei rinvii, ora trova i compagni anche da 30/40 metri e questo è un vantaggio tattico. Diversamente, mi aspetto un Maldini più umile e utile: meno giocate da fenomeno, più lavoro per la squadra».
Quando si potranno capire gli obiettivi stagionali in campionato?
«Dopo un terzo del torneo, più o meno 13 giornate: avrai incrociato squadre di vari livelli e la classifica restituirà una fotografia più reale. Per l’obiettivo definitivo, aspetterei la primavera, quando incroci Coppa Italia e Champions e capisci se puoi reggere su più fronti. Intanto va trovata la squadra titolare. Con lo Slavia ho visto un De Roon che inizia a pagare l’età nelle rincorse e nei contrasti: qualche giallo arriva perché ti portano via la palla e arrivi un secondo dopo. Sono dinamiche che lo staff analizzerà con i test atletici: il calendario è fitto, non giocheranno sempre gli stessi. Juric ha tenuto fuori Pasalic in Coppa: mi aspetto lui e Samardzic dal 1’ contro la Cremonese o martedì col Milan. L’importante è averli tutti e in forma».
Due gare in quattro giorni con Cremonese e Milan: quanti punti ti aspetti?
«Sono partite insidiose. Il campionato ti porta sempre un valore negativo (una big che fatica, vedi la Fiorentina ultima a tre punti) e una outsider in alto (oggi la Cremonese). L’ho vista con l’Udinese: gioca bene e, se l’Atalanta non segna, rischi di compromettere. Sulla carta, con la Cremonese puoi vincere e col Milan puoi perdere; poi magari accade il contrario. Il Milan di Allegri (sic) produce gioco spettacolare e ha qualità: sono banchi di prova importanti. Non è più l’Atalanta degli ultimi dieci anni: Juric sta mettendo le sue idee e la squadra cresce. Aspettiamo settimana per settimana».
In attesa di capire la reale dimensione della Dea, l’analisi di Ezio Pellegrini restituisce l’immagine di una squadra che cerca equilibrio e concretezza. Il potenziale c’è, la rosa cresce, ma senza precisione e lucidità sotto porta il rischio è quello di disperdere punti preziosi lungo la strada.
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