C'è chi il calcio l'ha visto cambiare dal prato di San Siro a quello di Old Trafford, passando per la storica maglia nerazzurra di Bergamo. È Massimo Taibi, 55 anni, una vita tra i pali di club prestigiosi come Atalanta, Milan e Manchester United, oggi dirigente sportivo con un occhio nostalgico a un passato forse irripetibile. L'ex numero uno analizza il match di Pasqua fra rossoneri e atalantini e racconta retroscena e curiosità della sua carriera.
A SAN SIRO SI VA PER VINCERE - Il Milan di quest'anno non è semplice da decifrare: alterna prestazioni brillanti a clamorose battute d'arresto. L'Atalanta, invece, secondo Taibi «ha già fatto vedere cose importanti, anche se in questa stagione è apparsa meno continua rispetto al passato». Domenica sera, comunque, non ci saranno compromessi: «Entrambe hanno bisogno assoluto dei tre punti, il pareggio non serve né ai rossoneri né alla Dea. Sarà una gara apertissima, molto offensiva».
IL SOGNO CHAMPIONS DELLA DEA - Sulla corsa alla Champions League, Taibi non si sbilancia troppo, ma riconosce che l'Atalanta è favorita dal calendario e dalla posizione attuale: «Il destino è totalmente nelle mani della squadra di Gasperini. Le possibilità ci sono tutte, ma nulla sarà semplice: il campionato italiano è diventato estremamente equilibrato, non puoi distrarti nemmeno un attimo», riferisce il doppio ex della sfida di domenica ai microfoni de Il Corriere di Bergamo
BERGAMO, TRA PASSIONE E RICORDI - Cinque anni a Bergamo hanno lasciato un segno indelebile nella memoria di Taibi: «Quando giocavo all'Atalanta ho respirato un'aria unica. Mi colpì il calore della gente, un amore viscerale anche quando militavamo in Serie B. Per i tifosi bergamaschi la Dea era ed è ancora una fede assoluta, indipendentemente dalla categoria».
MILANO, GRANDE MA LONTANA DAL CUORE - L'esperienza al Milan è stata diversa, seppure di prestigio. «Milano mi offriva molto, è una grande città – ammette l'ex portiere –, ma io preferivo la dimensione più familiare di Bergamo. Di quel periodo rossonero, comunque, conservo ottimi ricordi, soprattutto legati al presidente Berlusconi, che stimavo profondamente, proprio come Ivan Ruggeri, grande presidente a Bergamo».
IL CALCIO INGLESE E IL MITO FERGUSON - Taibi ha avuto anche il privilegio di vestire la maglia del Manchester United, un'esperienza formativa unica: «L'Inghilterra è tutta un'altra storia, impari tanto sia sul piano calcistico sia umano. Mi ritrovai accanto a fenomeni come Beckham, Stam e Neville, allenato da un monumento come Sir Alex Ferguson. Lui era molto più di un tecnico, era un manager totale, un vero leader. Gasperini, per longevità sulla panchina della Dea, può ricordarlo in qualche modo, anche se il Gasp è più uomo di campo».
NUOVE ABILITÀ PER I PORTIERI DI OGGI - Il ruolo del portiere, secondo Taibi, è stato profondamente trasformato dal calcio moderno: «Prima contava soprattutto parare, oggi invece serve abilità con i piedi, partecipare alla costruzione del gioco da dietro. Personalmente preferivo il calcio di una volta, più tecnico e meno tattico».
Il calcio, in definitiva, è cambiato radicalmente per Massimo Taibi, forse troppo. Ma resta una passione da coltivare, da tifoso o da dirigente, con la stessa intensità di quando stava tra i pali, con la maglia nerazzurra indosso e i pantaloni lunghi per difendersi da un'erba troppo irritante per la sua pelle, ma mai abbastanza per fargli perdere l'amore per questo sport.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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