In ogni spogliatoio che si rispetti serve un custode delle regole, qualcuno che mantenga la barra dritta quando l'esuberanza giovanile rischia di prendere il sopravvento. Nell'Atalanta degli anni '80, quel ruolo spettava di diritto a Eugenio Perico. Giorgio Magnocavallo, ai microfoni de L'Eco di Bergamo, tratteggia con affetto e un pizzico di ironia la figura di un professionista esemplare, capace di essere "giudice" severo con i compagni ma, anni dopo, sorprendentemente umano nelle sue debolezze da allenatore.

LO SCAPPELLOTTO PUNTUALE – «Lui era una persona esemplare – racconta Magnocavallo – perché in mezzo a una banda di giocherelloni restava sempre preciso e professionale». Perico non era tipo da scherzi o goliardate; al contrario, vigilava sul comportamento del gruppo con rigore quasi paterno. «Non si esponeva mai, anzi, era un giudice inflessibile. Io, che ogni tanto mi lasciavo scappare qualche improperio leggermente blasfemo, rimediavo puntualmente uno scappellotto». Un richiamo all'ordine che faceva parte dell'educazione di squadra.

LA SIGARETTA INASPETTATA – Il tempo, però, cambia le prospettive e talvolta le abitudini. E così Magnocavallo regala un aneddoto che strappa un sorriso anche in un giorno triste, rivelando come la tensione della panchina possa scalfire anche le certezze più granitiche. «Grande fu la sorpresa quando lui, che da giocatore non aveva mai visto una sigaretta, fu sorpreso sull'altra panchina a fumare». Una piccola "trasgressione" che umanizza ancora di più il ricordo: «Da allenatore stemperava la tensione così».

Un ritratto vero, sincero, di un uomo che sapeva correggere gli errori degli altri ma che, messo di fronte alla responsabilità di guidare i giovani, ha mostrato tutta la sua passione viscerale per questo sport.

© foto di TuttoAtalanta.com
Sezione: Altre news / Data: Gio 18 dicembre 2025 alle 10:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
vedi letture
Print