In un calcio che spesso vive di apparenze e riflettori, Eugenio Perico rappresentava l'essenza della concretezza. Parola di Carmine Gentile, compagno di mille battaglie, che nel giorno del lutto affida a L'Eco di Bergamo un ricordo nitido di cosa significasse condividere lo spogliatoio con il difensore di Curno. Una figura lontana dagli stereotipi del calciatore moderno, ma capace di pesare enormemente nelle dinamiche di squadra grazie a una personalità silenziosa e a una fede incrollabile.

LO SCHERMO DI SONETTI – Gentile ne tratteggia prima di tutto il valore tattico e umano. «Era una persona poco appariscente ma aveva grande personalità – spiega – era molto religioso, il contrario dello stereotipo del calciatore di oggi». In campo, il rapporto tra i due era quasi telepatico, cementato dai dettami di mister Sonetti: «Avevamo un feeling eccezionale. Lui faceva lo schermo davanti alla difesa, era ovunque ci fosse bisogno. Una presenza rassicurante per tutti noi».

QUEL POMERIGGIO CONTRO LA SIGNORA – Ma c'è un aneddoto specifico che illumina il ricordo di Gentile, un momento di gloria condivisa che è rimasto impresso nella memoria. Era il 2 settembre 1984, una sfida di Coppa Italia contro il gigante Juventus terminata 2-2. In quella partita, il destino volle che entrambi finissero sul tabellino dei marcatori. «Una volta abbiamo segnato entrambi alla Juve – racconta col sorriso velato dalla malinconia – e su quella coincidenza ci abbiamo scherzato per parecchio tempo».

È stato molto importante per l'Atalanta, conclude Gentile. Una frase semplice, che racchiude però tutta la verità su un uomo che ha saputo essere colonna portante senza mai alzare la voce.

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Sezione: Altre news / Data: Gio 18 dicembre 2025 alle 08:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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