La Roma è incerottata in tutto e per tutto, ha dovuto giocare un anno senza praticamente potere contare su Wijnaldum, Dybala ha saltato molte partite in campionato e spesso gioca una manciata di minuti (ma ha già segnato 16 gol), spesso è costretto a inventarsi l'attacco. Belotti non si è ancora sbloccato in Serie A, Abraham ha fatto due passi indietro rispetto all'anno scorso. Però la Roma, con tutti i suoi limiti e i cerotti, è ancora lì a giocarsela. Sia in campionato, dove può arrivare una qualificazione Champions, sia in Europa League, visto che la semifinale d'andata è finita 1-0, con una vittoria tra le più classiche di Mourinho. Così la domanda sorge quasi spontanea: è il migliore allenatore del mondo in questo preciso periodo dell'annata?
Verrebbe da dire di sì. Quando è ancora in corsa per una coppa, sia essa la Conference o la Champions, il fattore maggio si fa sentire. È il mese dove si decidono le cose e, anche in caso di finale di Budapest, non si sforerà a giugno. Certo, guardando le cose da un'altra inquadratura, cioè quella di Carlo Ancelotti, si potrebbe eccepire la frase precedente. È comunque una discussione da sesso degli angeli e che non ha una risposta univoca, o meglio, può essere ambivalente. Questo vuol dire che come caschi, caschi bene. Mourinho, da quando è alla Roma, è diventato capopopolo, come è successo all'Inter più di un decennio fa. Qualche pelo bianco in più, forse meno esplosività nelle conferenze stampa, ma la solita (e tagliente) lingua che alle volte fa arrabbiare, gli arbitri. Oppure gli avversari, siano essi calciatori, dirigenti, allenatori oppure semplicemente tifosi.
Mourinho è un allenatore da progetto triennale, anche se al terzo anno molto spesso ha dato prova di non riuscire a tenere lo spogliatoio (e l'ambiente) come nei primi due. All'Inter ha lasciato all'apogeo, al Porto anche. Dalle altre parti non ha vinto la Champions, quindi c'era sempre una nuova sfida da attenderlo nella stagione successiva. Dovesse vincere due coppe, diverse, nei due anni a Roma, sarebbe di fatto incoronato come ottavo Re, dimenticandosi anche dei primi sette.
Ora per Mou si parla di Paris Saint Germain. Un'opzione che sarebbe perfetta per l'allenatore, una super sfida in quello che è lo spogliatoio più difficile e complesso - per le personalità che lo vivono - del mondo, con la necessità di vincere. Con la volontà e non con la pazienza, oramai in soffitta per Al Khelaifi. Insomma, l'identikit di un Re di Coppe dopo avere avuto anche Ancelotti, cercando di fare meglio di lui. È una valutazione che dovrà fare il portoghese, ma la realtà è che i Friedkin non hanno intenzione di abortire il loro progetto triennale (almeno gratis) il che significa che ci potrebbe essere un altro anno a Roma. Però i mancati investimenti pesano e se dovesse andare via anche Dybala la situazione potrebbe non essere delle migliori.
E chi andrebbe a Roma al posto di un Mourinho che se ne va? Bisogna capire se c'è la linea della continuità, con un big vincitore anche all'estero, oppure uno di medio cabotaggio per insegnare calcio. Quasi certamente si andrebbe sul primo profilo e, forse, Antonio Conte in questo quadro potrebbe essere il condottiero giusto. Certo, uno specialista nel campionato invece che in Europa, ma questo sarebbe un altro discorso.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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