Nel calciomercato le parole pesano come macigni, soprattutto quando arrivano da chi muove i fili delle trattative. Le dichiarazioni dello scorso mese di André Cury sul futuro di Ederson suonano come una sentenza inappellabile per le strategie dell'Atalanta. Il tempo dei muri invalicabili e delle valutazioni astronomiche sembra finito: il centrocampista brasiliano, colonna portante dello scacchiere nerazzurro, è entrato in quella zona grigia contrattuale che sposta il coltello dalla parte del manico del giocatore. Il messaggio è chiaro: o si vende subito (o al massimo in estate), o si rischia il bagno di sangue economico.
IL CROLLO DELLA VALUTAZIONE – L'analisi di Cury fu lucida quanto spietata. «È un’opportunità perché il suo contratto è in scadenza», aveva spiegato l'agente, mettendo a nudo la realtà dei fatti. Se fino a pochi mesi fa la famiglia Percassi poteva permettersi di chiedere cifre monstre, oscillanti tra i 60 e i 75 milioni di euro, oggi lo scenario è drasticamente mutato. «L'Atalanta non ha voluto cederlo nonostante offerte molto alte, ma ora potrebbero anche dimezzarne il prezzo, tra i 30 e i 40 milioni». Un assist clamoroso per le pretendenti, che ora sanno di poter bussare a Zingonia con un assegno decisamente più leggero.
IL RETROSCENA DELL'ESTATE E IL GOL AL BARÇA – Per capire la portata di questa svolta, bisogna riavvolgere il nastro alla scorsa estate. Ederson veniva da una stagione di alto profilo, impreziosita da quella perla al Montjuic contro il Barcellona che aveva fatto il giro del mondo. L'Atletico Madrid di Simeone aveva provato l'affondo, ma trovò le porte sbarrate. Il motivo? La maxi-cessione di Retegui in Arabia Saudita aveva riempito le casse orobiche, permettendo al club di resistere e trattenere il brasiliano. Una scelta tecnica forte, che però ora presenta il conto sotto forma di svalutazione.
LA TRAPPOLA DEI 18 MESI – Il nodo gordiano è tutto nella scadenza del contratto: mancano diciotto mesi al termine e, stando alle indiscrezioni, non vi è alcuna intenzione di rinnovare. Una situazione che mette la dirigenza con le spalle al muro. Bisognerà operare una scelta dolorosa ma necessaria: monetizzare ora, magari già nella finestra invernale, o aspettare giugno rischiando che il prezzo scenda ulteriormente. La cifra reale? Probabilmente più vicina ai 35 milioni che ai 30, ma comunque lontanissima dai sogni di gloria di un anno fa.
La clessidra ha iniziato a correre veloce. Se arrivasse una proposta concreta in linea con i nuovi parametri, questa volta il "no" dell'Atalanta potrebbe trasformarsi in un obbligato "arrivederci".
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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