Nel grande libro della storia atalantina, ci sono capitoli che si intrecciano in modo indissolubile. Quello di Eugenio Perico corre parallelo a quello del "Mago" Mino Favini, creando un binomio che ha fatto le fortune del vivaio nerazzurro. A ricordare questa unione speciale è Stefano Favini, figlio del compianto responsabile del settore giovanile, che ai microfoni de L'Eco di Bergamo lo ricorda così: «Eugenio era fatto così – puntualizza Stefano –, ho letto descrizioni veritiere di un uomo burbero e severo. Ma quelle rare volte che l'ho incontrato mi trasmetteva un senso di leggerezza e di piacevole ironia». Dietro la maschera del sergente di ferro, c'era un uomo capace di scherzare e di alleggerire la tensione, dote fondamentale per chi lavora con i giovani. «Mio papà Mino gli voleva molto bene, come persona e come collega, perché lo considerava competente nella capacità, rara, di educare i ragazzi».

SUL PODIO DEGLI AFFETTI – Per Favini senior, le relazioni umane erano sacre e Perico occupava un posto d'onore nel suo cuore. «Papà aveva buoni rapporti con tutti, ma Rustignoli al Como e Perico all'Atalanta erano molto in alto nella sua classifica, così come Giancarlo Finardi». Non era solo lavoro, era vita condivisa, visione comune, passione. «Con Eugenio è stato amico nel senso pieno del termine – conclude Stefano con amarezza – e questa consapevolezza rende il distacco ancor più doloroso».

Due maestri che ora, piace pensare, sono tornati a discutere di talenti e schemi da qualche parte lassù.

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Sezione: Rassegna Stampa / Data: Ven 19 dicembre 2025 alle 10:00
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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