C'era un tempo in cui Zingonia non era solo un centro sportivo all'avanguardia, ma una grande famiglia allargata, dove i ruoli si mischiavano all'affetto e alla dedizione totale. Roberto Selini, all'epoca dirigente con delega al settore giovanile, rievoca quell'atmosfera irripetibile parlando a L'Eco di Bergamo. Al centro di quel mondo c'era lui, Eugenio Perico: un uomo che viveva per l'Atalanta h24, incarnando lo spirito del lavoro bergamasco come pochi altri.

AUTOREVOLEZZA E PASSIONE – «Eugenio era una forza della natura», esordisce Selini. Non servivano urla o sceneggiate per tenere in riga i ragazzi (e non solo): «Era uno che sapeva farsi rispettare solo con lo sguardo». Una dedizione che non conosceva orari: «Il suo lavoro non finiva mai. Dal campo me lo ritrovavo in ufficio, era un formidabile punto di riferimento per il maestro Bonifaccio, per Finardi e ovviamente per Favini». Una presenza costante, rassicurante, operativa.

IL DOPPIO VOLTO DI EUGENIO – Selini regala poi un'istantanea del carattere vulcanico di Perico, capace di accendersi in partita e di sciogliersi in compagnia. «Mino Favini, spesso, doveva intervenire per calmarlo quando perdeva le staffe in panchina», racconta sorridendo. Ma quella *garra* agonistica aveva un dolce contrappeso: «La rigorosità in campo si trasformava in simpatia quando si era in gruppo e c'era qualche barzelletta da raccontare».

Un ritratto che restituisce l'immagine di un uomo vero, capace di essere severo maestro di calcio e amabile compagno di viaggio.

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Ven 19 dicembre 2025 alle 09:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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