Pochi hanno vissuto le dinamiche interne dell'Atalanta come il cavalier Giacomo Randazzo. Nei corridoi della sede, dove si decidevano le sorti della squadra e si gestivano gli equilibri dello spogliatoio, Eugenio Perico era una garanzia assoluta. Ai microfoni de L'Eco di Bergamo, lo storico dirigente nerazzurro ricorda con affetto un giocatore, e poi un uomo, che faceva dell'educazione e del rispetto i suoi stendardi, anche nei momenti più delicati come le trattative economiche.

LEADERSHIP SILENZIOSA – «Eugenio è uno dei giocatori che ricordo con più affetto perché educato e perché nello spogliatoio sapeva farsi rispettare», spiega Randazzo. Il suo ruolo di leader era riconosciuto da tutti, tanto da essere delegato a rappresentare la squadra davanti alla società. «A discutere, principalmente problemi economici, venivano lui e Strömberg». E qui emergeva la statura morale dell'uomo: «Non c'è stata volta che non abbiamo trovato la soluzione, senza discussioni e senza mai trascendere».

LA STIMA DI CARLETTO – La serietà di Perico non era un'esclusiva bergamasca, ma un marchio di fabbrica esportato anche altrove. Randazzo svela un retroscena legato all'esperienza ascolana del difensore: «Lo stesso sentimento e il medesimo ricordo li ha lasciati ad Ascoli. Anche lì era una voce importante perché, prima di tutto, era severo con sé stesso». Una qualità che aveva stregato un gigante della panchina: «Ne ho parlato tante volte con Carletto Mazzone, che aveva per Perico una predilezione particolare».

«È una perdita che ci lascia tanto dolore», conclude Randazzo. Il dolore di chi sa che uomini di questa pasta, nel calcio di oggi, sono merce sempre più rara.

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Ven 19 dicembre 2025 alle 08:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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