Le generazioni passano, i presidenti cambiano, ma la stima per Eugenio Perico resta una costante scolpita nella pietra. Alessandro Ruggeri, che l'Atalanta l'ha vissuta da figlio del presidente Ivan e da ragazzo del vivaio, ha avuto modo di osservare da vicino l'opera di Perico allenatore. Ai microfoni de L'Eco di Bergamo, tratteggia il profilo di un uomo che considerava la Dea non un semplice datore di lavoro, ma la propria casa, e che metteva i valori umani davanti alla tattica.

ALLENATORE E PADRE – «Lo vedevo sul campo vicino, era un uomo straordinario, un insegnante, un padre di famiglia», racconta Alessandro. Pur non avendolo avuto direttamente come tecnico, l'ammirazione era palpabile: «Era un uomo d'oro con valori veramente importanti prima ancora di essere un ottimo preparatore tecnico-tattico. Restavo ammirato nel vederlo allenare».

LA CHIESA E IL PAPA – Anche nei ricordi di Ruggeri emerge prepotente la profonda spiritualità di Perico. «Quando c'era una trasferta coi suoi Giovanissimi, appena arrivato a destinazione, s'informava subito dove fosse la chiesa più vicina». Una bussola morale che ha avuto il suo apice in un momento indimenticabile condiviso con la famiglia presidenziale: «Ricordo l'emozione quando andammo in visita da Papa Giovanni Paolo II».

LA "SUA" SOCIETÀ – Il legame con Ivan Ruggeri era fortissimo, basato su una stima reciproca e silenziosa. Oggi, nel momento dell'addio, Alessandro sente il dovere di dire grazie: «Ho ringraziato il figlio Gabriele per quello che suo padre ha fatto per la nostra società, che lui considerava la *sua* società. Lui era così». Un senso di appartenenza totale, che rende questo lutto un affare di famiglia per tutti i Ruggeri.

© foto di TuttoAtalanta.com
Sezione: Rassegna Stampa / Data: Ven 19 dicembre 2025 alle 08:00
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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