Ci sono addii che si consumano nel silenzio e altri che lasciano un'eco profonda, fatta di nostalgia e cifre da capogiro. Quando Mateo Retegui ha svuotato l'armadietto a Zingonia per volare verso l'Arabia Saudita, l'Atalanta ha perso il suo bomber principe, il capocannoniere della Serie A, incassando però la cifra monstre di quasi 70 milioni di euro. A distanza di tempo, l'attaccante italo-argentino rompe il silenzio ai microfoni di Sportitalia, svelando i retroscena di una scelta di vita e professionale tutt'altro che scontata, dove il cuore spingeva per restare a Bergamo, ma l'ambizione di un nuovo mondo ha finito per prevalere.
IL RIMPIANTO E L'AFFETTO – Le prime parole del numero 9 sono una carezza al popolo nerazzurro, la testimonianza di un legame che è andato oltre il semplice rapporto professionale. «Lasciare l'Atalanta è stato difficile», ammette Retegui senza filtri. Bergamo non è stata una tappa di passaggio, ma una casa dove si è sentito amato come raramente accade nel calcio moderno. «Mi hanno fatto sentire speciale. I miei compagni, lo staff, tutti i lavoratori e i tifosi: per questo mi sarebbe piaciuto poter rimanere all'Atalanta». Una confessione che rende l'idea di quanto sia stato complicato tagliare quel cordone ombelicale.
Esclusiva SI, #Retegui: “Zero pressione, andremo al Mondiale”🇮🇹‼️
— Sportitalia (@tvdellosport) December 18, 2025
L’attaccante dell’Al-Qadsiah e della Nazionale Azzurra ha parlato delle sue sensazioni in vista dei playoff di marzo per qualificarsi al #Mondiale 2026. pic.twitter.com/6XYA3TC6Up
LA CORTE SPIETATA DEGLI ARABI – Se da una parte c'era l'affetto, dall'altra è arrivata una proposta irrinunciabile, non solo economicamente ma – a sentire il giocatore – umanamente. L'Al-Qadsiah non si è limitato a mettere sul piatto un assegno in bianco, ma ha fatto sentire Retegui al centro dell'universo. «Nel mercato è arrivato l'Al-Qadsiah: l'allenatore e il direttore sportivo mi hanno chiamato personalmente, mi hanno fatto sentire molto desiderato», spiega il 26enne. «Per un giocatore questo è fondamentale, sentirsi al centro di tutto».
AMICI E PROSPETTIVE – Prima di accettare l'Eldorado della Saudi Pro League, Retegui ha fatto i compiti a casa, consultandosi con chi quel mondo lo viveva già. «Avevo tanti amici e compagni che giocavano lì: mi hanno raccontato com'era il Paese e il campionato». Le rassicurazioni ricevute hanno fatto cadere le ultime resistenze: «Quando sono arrivato ho visto un progetto tutto organizzato. Il calcio arabo è in costante crescita e sono grato di contribuire a questo sviluppo».
Bergamo resta un ricordo indelebile, una ferita dolce che forse non si rimarginerà mai del tutto. «Per dire addio alla Dea è servito tanto, non è stata una scelta facile», chiosa l'attaccante. Oggi Retegui segna in stadi lontani, ma una parte del suo cuore è rimasta sotto la Curva Nord. E quei 70 milioni, alla fine, hanno accontentato tutti, tranne forse il romanticismo.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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