Ci sono giocatori che non hanno bisogno di centinaia di gol per entrare nella memoria collettiva di una tifoseria, basta il senso di appartenenza e qualche notte magica. Fausto Rossini è uno di questi: figlio prediletto di Zingonia, centravanti di lotta e di governo, capace di regalare gioie immense come quella doppietta al Milan nel tempio di San Siro. Oggi, appese le scarpette al chiodo, osserva la sua Atalanta con l'occhio critico ma innamorato di chi quella maglia l'ha sentita come una seconda pelle. In un'intervista esclusiva concessa a Derbyderbyderby, l'ex attaccante classe '78 riavvolge il nastro dei ricordi, tra dolci nostalgie e qualche sassolino nella scarpa, analizzando con lucidità il presente targato Raffaele Palladino.
IL RICORDO E L'AMAREZZA DELL'ADDIO – Il legame con Bergamo parte da lontano, dai tempi della scuola superiore e della trafila al Margine Coperta, storica succursale toscana del vivaio nerazzurro. «Non posso non esserne grato», ammette Rossini, che individua nel giorno del suo compleanno a San Siro l'apice della gioia sportiva. Ma dietro l'amore c'è una ferita ancora aperta, legata al modo in cui la storia finì. «Il rammarico è dell'ultimo anno», confessa con sincerità. «Dopo la retrocessione sarei rimasto senza problemi, lo chiesi più volte. Ma l'allenatore che arrivò non volle tenermi. Fosse dipeso da me, sarei rimasto a Bergamo altri dieci anni». Parole che sanno di amore tradito, ma mai rinnegato.
REALISMO SUL NUOVO CORSO – Passando all'attualità, Rossini promuove il lavoro svolto finora dal nuovo tecnico, pur mantenendo un sano realismo sugli obiettivi continentali. «Il miglioramento con Palladino è evidente», spiega l'ex punta, che però traccia una linea netta rispetto all'era precedente. «In Champions League è difficile andare tanto avanti con le squadre che ci sono. Con Gasperini si poteva anche sognare, con Palladino forse no, ma in campionato questa squadra può ambire senza dubbio alla zona europea». Un bagno di umiltà che non toglie meriti, ma inquadra la dimensione di una squadra in fase di ricostruzione e crescita.
LA BENEDIZIONE A SCAMACCA – Da centravanti a centravanti, l'investitura più importante arriva per il numero 9 attuale. Rossini vede in Gianluca Scamacca il fulcro della rinascita, sottolineando un aspetto cruciale: la testa. «Secondo me è un grandissimo giocatore. La svolta si vede nell'atteggiamento». L'analisi tocca le corde psicologiche del recupero post-infortunio: «All'inizio era intimorito, aveva paura di farsi male di nuovo. Poi, mettendo minuti e gol, si è sbloccato. Il merito di Palladino è avergli dato fiducia: magari fisicamente non è ancora al 100%, ma mentalmente è al 110%».
Rossini parla da tifoso prima che da ex calciatore. E se il sogno di chiudere la carriera in nerazzurro gli è stato negato, nessuno potrà mai togliergli quel posto speciale nel cuore della Curva Nord, conquistato con il sudore e con quei gol nel giorno del compleanno a Milano.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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